L'Umbria ritorna a tingersi di rosso

Proietti, civica sostenuta dalla sinistra, si afferma sulla governatrice uscente Tesei

L'Umbria ritorna a tingersi di rosso
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nostro inviato a Perugia

Vittorie «strepitose», «commoventi», «belle», «nette», «emozionanti» e chi più ne ha più ne metta: dal fronte del centrosinistra, quando anche in Umbria si materializza la certezza di riconquistare la ex regione rossa dopo la «pausa Tesei», è tutto un fiorire di aggettivi e superlativi.

Dopo la cocente delusione di poche settimane fa in Liguria, che pareva condannare il «campo largo» alla perpetua rincorsa, la giornata di ieri fa rinascere la speranza in casa Pd. In Emilia Romagna il successo di Michele de Pascale, successore di Stefano Bonaccini, veniva dato per scontato. Ma in Umbria, dove i sondaggi davano testa a testa la governatrice uscente, la leghista Donatella Tesei, e la candidata del campo largo Stefania Proietti, sindaca di Assisi, i timori erano molto forti. Solo nel tardo pomeriggio, quando la ultime proiezioni hanno stabilizzato il vantaggio di Proietti, leggermente sopra il 50% mentre Tesei resta sotto il 47%, al comitato elettorale della candidata di centrosinistra si è tirato un sospiro di sollievo. Nella sala (gelida per mancanza di riscaldamento, e pure priva di wifi per la gioia dei cronisti arrivati a testimoniare il lieto evento) è partito l'applauso dei militanti, al piano superiore si è brindato col prosecco. Mentre da Bologna la segretaria Pd Elly Schlein annunciava la sua calata in Umbria.

Il risultato delle liste di partito registra due dati: Pd (sopra il 30%) e Fdi (sopra il 20%) fanno la parte delle leone nelle rispettive coalizioni, anche se per il partito della premier si conferma la tendenza al calo quando in campo non c'è Giorgia Meloni. I partiti alleati restano sotto il 10% nel centrodestra, con una buona tenuta di Forza Italia e un crollo pesantissimo della Lega rispetto alle trionfali elezioni regionali del 2019 e con una secca smentita dell'auspicato «effetto Bandecchi», dopo la contestata alleanza con il rumoroso sindaco di Terni.

Mentre gli alleati del Pd viaggiano addirittura sotto al 5%. Con un Movimento 5 Stelle sempre più residuale, mentre anche Avs (nonostante l'Umbria sia la regione di residenza del leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni e di sua moglie Elisabetta Piccolotti) se la passa maluccio. Quanto ai centristi di Calenda e Renzi, che correvano separati e mimetizzati in liste civiche, oscillano attorno al 2%.

Alle sette di sera, dal Brasile, Giorgia Meloni fa sapere di aver già fatto i propri complimenti ai due nuovi governatori. E Stefania Proietti arriva, truccatissima e in giacca grigia, al proprio comitato, accolta da cori e applausi. Ringrazia la premier per il riconoscimento di «una vittoria netta», annuncia trionfale che «stasera facciamo la storia». «Questa - assicura - è la vittoria di chi ha preso in mano la Costituzione e non si è fatto sopraffare da arroganza, aggressione verbale e da chi sputa in faccia ai cittadini». Per la sindaca (ormai uscente) di Assisi è un bel sollievo, dopo una corsa funestata da incidenti diplomatici con la propria coalizione: a inizio ottobre, infatti, si era lasciata andare in un'intervista al Fatto Quotidiano ad affermazioni da «pacifista» da centro sociale sull'Ucraina (da lasciare inerme al suo destino nelle grinfie di Putin, «perché le armi non risolvono le guerre») e sul dovere di «boicottare le banche armate», ossia quelle che lavorano con industrie militari. Roba che ha fatto rizzare i capelli in testa all'ala atlantista del Pd.

Mentre la sinistra le ha chiesto una pubblica autocritica per le sue critiche sui temi scivolosi dei diritti Lgbt, aborto e suicidio assistito. E lei ha eseguito, andando in tv ad assicurare che le sue sono solo «posizioni personali» e che non influiranno in alcun modo sul suo ruolo di «pubblico ufficiale».

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