"Ma l'uomo non sparirà mai Verrà solo stimolato di più"

La docente di psicologia vede nell'innovazione un modo per cancellare il divario digitale di oggi

"Ma l'uomo non sparirà mai Verrà solo stimolato di più"
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«Leviamoci dalla testa che l'intelligenza artificiale prenderà il posto dell'uomo. L'uomo non sparirà, cambierà strumenti e basta. Quando è passato dalla carrozza al treno, non è sparito, si è solo evoluto».

Ne è convinta Antonella Marchetti, direttore del Dipartimento di psicologia, professore di Psicologia dello sviluppo e coordinatrice dell'Unità di ricerca sulla Teoria della mente dell'università Cattolica.

Quindi lei pensa che l'uomo rimarrà centrale in questo processo (velocissimo) di cambiamento?

«Assolutamente sì. Guiderà il nuovo strumento e ci lavorerà attorno, magari con nuove professioni. L'intelligenza umana non smetterà di servire».

Cosa pensa di Bard?

«Al momento mi dicono sia infinitamente inferiore a ChatGpt ma di sicuro crescerà ed ora comincerà una rincorsa tra chatbot che non si fermerà più. È iniziato un processo inarrestabile, che non avrebbe senso ostacolare».

Non teme che l'intelligenza artificiale impoverisca ulteriormente la capacità di ragionamento e di costruzione di un testo nei giovani?

«Se i ragazzi non ragionano, non sono in grado di costruire un testo nemmeno con l'AI. Quando leggo le tesi dei miei studenti, vedo che hanno difficoltà con i testi ma, in generale, per copiare bisogna capire quello che si legge. E sarà così anche in futuro. Servirà sempre il pensiero critico: per verificare le fonti, per selezionare quelle a cui affidarsi. Un po' come gli studenti imparano a fare già oggi nella stesura del saggio alle superiori».

Quali vantaggi avremo dalle nuove tecnologie?

«Se le usiamo bene, potranno essere strumenti molto democratici e annullare il digital divid di oggi: penso alle differenze nell'accesso ai nuovi strumenti tra generazioni, tra generi, tra Paesi. L'AI dovrà essere accessibile a tutti, nessuno escluso, nemmeno gli anziani».

E poi?

«E poi i nuovi mezzi aiuteranno a rendere più friendly e interessante una lezione a scuola, fornendo più stimoli ai giovani. Non sostituiranno la loro capacità di pensare, non daranno origine a un impigrimento intellettuale. Ma potranno fornire spunti e informazioni in più».

Questioni etiche?

«Ci dovranno essere dei paletti, ma che non siano troppo rigidi e non blocchino l'innovazione (che tanto avverrà). Un punto delicato c'è: chi addestra la macchina la sta educando con contenuti filo occidentali, convenzionali, con tutti i pregiudizi della cultura predominante.

Bisognerà inoltre essere molto chiari sulla tutela della privacy, sul copy. Per il resto non disincentiviamo investimenti e sviluppo.

In università Cattolica stiamo discutendo sull'impatto che l'AI avrà sulla società, a tutti i livelli, e a breve prepareremo un documento».

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