L'urlo di Di Maio alla sbarra per "atlantismo": resto nei 5 Stelle

Il titolare della Farnesina ribadisce la sua linea sull'Ucraina e pro Draghi: "Mi attaccano con odio e livore e mettono in difficoltà il governo". Smentiti gli interessi per il progetto centrista

L'urlo di Di Maio alla sbarra per "atlantismo": resto nei 5 Stelle

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio serra i ranghi e si prepara allo scontro finale contro Giuseppe Conte. L'ex capo dei Cinque stelle studia le contromosse: nessuna riunione di corrente è fissata nelle prossime ore. Oggi sarà in Lussemburgo per il Consiglio Affari Esteri dell'Ue. Di Maio tiene i contatti con il suo gruppo via telefono. Controlla e indirizza ogni dichiarazione. Non vuole passi falsi: la posta in gioco è altissima. Chi ha avuto modo di scambiare qualche battuta in privato, anche in occasione della visita nella città di Castellammare di Stabia per l'inaugurazione del nuovo stabilimento di Fincantieri, ha avuto la sensazione che Di Maio non abbia alcuna intenzione di abbandonare il Movimento. La scissione è un'opzione accantonata per ora. Non vuole lasciare campo libero all'avvocato Conte. È certo di poter ribattere punto su punto, anche con armi legali, le accuse. E qualora dovesse essere avviata la procedura di espulsione, il ministro degli Esteri sarebbe pronto a neutralizzarla. Nel collegio dei probiviri siedono tre componenti: Danilo Toninelli, Fabiana Dadone e Barbara Floridia. Ecco l'asso nella manica di Di Maio: un ministro (Dadone) e un sottosegretario (Floridia) del governo Draghi dovrebbero contestare a un ministro (Di Maio) dello stesso governo l'accusa di aver assunto una linea filo atlantica. Che poi è la posizione dell'esecutivo Draghi, contestata da Conte, per la quale Di Maio è sotto processo nel Movimento. La contraddizione sarebbe palese.

Ecco, dunque, che la forza del ministro Di Maio si poggia tutta sulla difesa ad oltranza della posizione atlantista. Una linea ribadita ieri in una lunghissima nota, che sa tanto di arringa finale contro i giudici contiani: «La prossima settimana in Parlamento si voterà la risoluzione sulla posizione che il governo porterà avanti ai tavoli europei. Da ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l'Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori euro-atlantici. Valori di democrazia, di libertà, di rispetto della persona e di difesa degli Stati», ribadisce il titolare della Farnesina nella sua nota. Poi l'affondo contro Conte: «Davanti a uno scenario del genere, i dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il governo in sede Ue. Un atteggiamento poco maturo che tende a creare tensioni e instabilità all'interno del governo. Un fatto molto grave. Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista. Ricordo innanzitutto a me stesso che abbiamo precise responsabilità: in ballo c'è il futuro dell'Italia e dell'Europa».

C'è un altro fattore che gioca a favore del ministro Di Maio: i numeri. Nei gruppi parlamentari (che si riuniranno in assemblea mercoledì) il ministro degli Esteri continua ad esercitare una leadership molto forte. Con Di Maio sono schierati i due capigruppo, Mariolina Castellone (Senato) e Davide Crippa (Camera). E poi i vari Vincenzo Spadafora, Sergio Battelli, Francesco D'Uva. La quasi totalità dei gruppi campani, siciliani e pugliesi. Al fianco di Conte c'è il presidente della Camera Roberto Fico che però ha scarsa presa sui gruppi. E quindi ogni decisione di Conte rischia di essere ribaltata dai gruppi parlamentari.

Infine, Di Maio fa sapere di non essere in alcun modo interessato al progetto centrista con Renzi, Sala e Calenda. Ai suoi ha recapitato un messaggio: «Io resto nel Movimento. Conte si farà il suo partito personale». Le danze sono aperte.

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