Il M5S detta la linea ai Dem: "Niente sconti ad Autostrade"

Il ministro De Micheli tratta, i grillini la fermano Ma i renziani minacciano la crisi: «Pronti a barricate»

Il M5S detta la linea ai Dem: "Niente sconti ad Autostrade"

I Cinquestelle chiudono la porta ogni soluzione del caso Autostrade che non sia la revoca della concessione. Le voci su un possibile compromesso si sono rincorse negli ultimi giorni. Se il punto di partenza è stato lo sconto sulla penale che dovrebbe pagare lo Stato in caso di revoca, principale norma del Milleproroghe approvato alla fine dell'anno, norma che cambia le regole del gioco anche per le concessioni già in essere, nelle ultime settimane si è passati a indiscrezioni su una possibile soluzione morbida per Autostrade per l'Italia, finita nella bufera dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova.

In sintesi, una compensazione offerta dalla stessa società controllata da Benetton per una cifra vicina a 4 miliardi, anche attraverso una riduzione delle tariffe del 5% (per una valore di circa 700 milioni), un tetto agli aumenti e una remunerazione del capitale investito limitata al 3-7%.

Ieri, con un'intervista a Repubblica, il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha mandato un messaggio conciliante. L'offerta di Autostrade non basta, Aspi deve concedere di più. Nel dettaglio, nella offerta ci devono essere i 600 milioni per la ricostruzione del Ponte Morandi: «Se la discussione comincia così non è solo insufficiente, è anche irricevibile». Toni duri ma, di fatto, l'accettazione del confronto sulla base di quanto ha proposto Autostrade. Sullo sconto sulle tariffe, ad esempio, ha precisato che «la proposta è insufficiente». Ma accettabile su altre cifre.

Appena uscita l'intervista del ministro Pd, fonti pentastellate hanno piazzato paletti profondissimi. «Maxi multa? Non scherziamo. Lo Stato non accetta carità, solo giustizia per le vittime». Tradotto, nonostante Aspi abbia cambiato i vertici e cerchi un confronto l'obiettivo resta prima la revoca e poi un taglio alle tariffe. Magari sotto la gestione Anas.

È seguito un mezzo riposizionamento Dem. «Non so da dove sia uscita fuori questa proposta», ha assicurato il segretario Nicola Zingaretti. La stessa De Micheli si è affrettata a correggere il tiro: «Non abbiamo mai valutato l'ipotesi di una maxi multa». Il governo deciderà «nella sua piena collegialità».

Il riferimento è al rapporto su Autostrade per l'Italia che sarà portato a uno dei prossimi consigli dei ministri (forse il prossimo). Curato dallo stesso ministero delle Infrastrutture e interpretato nella maggioranza in modo diverso. Una raccolta delle prove che dovrebbero giustificare una decisione politica già presa, la revoca della concessione. Tesi cara al M5s sulla quale il premier Giuseppe Conte non ha obiezioni.

I democratici non intendono sfasciare il governo nel caso in cui il M5s dovesse insistere, ma il Pd sta anche cercando di tenere aperta la porta ad una alternativa, una riforma che renda più presente lo stato (concetto ribadito anche ieri da Zingaretti). Il ministro dem per gli Affari regionali Francesco Boccia ha sottolineato come il rapporto non precluda nessuna delle due soluzioni: revoca o multa. Poi c'è Italia viva che ieri si è detta pronta a «barricate» contro la revoca.

Che in serata, per ribadire come la sorte della concessione sia decisa, ha fatto scendere in campo il viceministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancellieri, su tesi opposte a quelle del

ministro: «Una maximulta è un compromesso inaccettabile. «Per noi l'opzione è la revoca», ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Per il M5s, con buona pace degli altri, la decisione è già presa.

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