M5s, idea sgambetto per evitare le urne

Terrore per una "Lista Conte". Al secondo giro di consultazioni grillini pronti a mollarlo

M5s, idea sgambetto per evitare le urne

«Più che Conte, ora tocca capire cosa farà Casalino». La frase dal sen fuggita di un parlamentare grillino di lungo corso rappresenta la situazione più di ogni complessa analisi politica. Sta a significare che ormai il grosso del gruppo parlamentare del M5s ha accettato di buon grado l'idea di fare a meno di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. E il fatto che con lui possa fare gli scatoloni anche Rocco Casalino è vissuto dai più come una sorta di liberazione dal demiurgo ingombrante dell'avvocato del popolo, solerte a condizionare la comunicazione del Movimento. Addio Casalino, addio telefonate, WhatsApp e sms per chiedere ai pigiabottoni a Cinque Stelle di genuflettersi via social per Conte. Libertà.

La strada è tracciata, anche se è troppo presto per manifestarlo. «Dopo il primo giro di consultazioni cambierà la nostra posizione», dicono dai gruppi pentastellati in fermento. Intanto lo stato maggiore, con Luigi Di Maio in testa, prende tempo. Per il momento le dichiarazioni ufficiali non si schiodano dall'assioma del «Conte o morte». Eppure anche alla Farnesina sanno benissimo che sarà difficile avere i numeri per arrivare tranquillamente a fine legislatura. Però alla vigilia del round iniziale di consultazioni resiste la professione di fede contiana. Di Maio batte sul tasto dell'antirenzismo: «Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha appena rassegnato le dimissioni per via di una crisi di governo senza alcun senso, mentre stiamo lottando contro i colossi farmaceutici che ci hanno bloccato le forniture di vaccini». Il ministro degli Esteri insiste su Conte: «È il momento della verità, in queste ore capiremo chi difende e ama la nazione e chi invece pensa solo al proprio tornaconto. Il M5s rimane il baricentro del Paese e insieme al presidente Giuseppe Conte offriremo il nostro contributo per la stabilità».

Ma proprio Di Maio è l'asso nella manica che potrebbe evitare l'implosione del M5s nel caso non si arrivasse al Conte Ter. «Luigi è il nostro unico vero leader» dice al Giornale un deputato non ascrivibile ai pasdaran dell'ex capo politico. «Se Italia Viva nei prossimi giorni propone al Colle uno dei nostri per la premiership, per esempio Di Maio, come facciamo a dire di no?», si chiede un altro eletto a Montecitorio interpellato dall'Adnkronos.

L'alternativa come possibile premier M5s è il presidente della Camera Roberto Fico. E subito sparirebbero i parlamentari contiani. Infatti c'è un altro motivo che spinge il M5s, vertici compresi, verso il No alle elezioni anticipate. Si tratta del «partito di Conte». Considerato uno dei danni collaterali del ritorno alle urne. I Cinque Stelle sono convinti che l'avvocato del popolo voglia mettersi in proprio. E una crisi con sbocco elettorale accelererebbe le procedure per la formazione dell'ectoplasma contiano. «Ci toglierebbe troppi voti», riflettono i grillini. In più, come spiegato il 9 gennaio dal Giornale, una lista Conte farebbe da attrattore per molti stellati non ricandidabili in virtù della regola del doppio mandato. Ma non solo, sarebbe un approdo sicuro per chi non vuole più versare le restituzioni e il contributo a Rousseau.

Nel frattempo i parlamentari sono preoccupati dal fatto che la strategia dei big possa portare dritti al voto. Perciò in assemblea chiedono decisioni condivise. Posizione ribadita in chat, dove la tensione è stata molto alta per tutto il pomeriggio.

In realtà anche i vertici hanno dubbi su Conte e vogliono scansare le urne. Nonostante il post sui social del reggente Vito Crimi: «Siamo e restiamo al fianco del presidente Giuseppe Conte». Almeno fino al primo giro delle consultazioni. Poi chissà.

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