"M5S? Momento molto difficile" "Sì, ma non è morto. Ha il 15%"

Il M5S è in forte crisi. Per la rubrica Il bianco e il nero, abbiamo interpellato il sociologo Domenico De Masi e Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè

"M5S? Momento molto difficile" "Sì, ma non è morto. Ha il 15%"

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sono alla resa dei conti. L'arrivo di Beppe Grillo a Roma servirà a calmare le acque, dopo la sentenza del tribunale di Napoli. Sulla crisi del M5S, per la rubrica Il bianco e il nero, abbiamo interpellato il sociologo Domenico De Masi e Carlo Buttaroni, sociologo e presidente di Tecnè.

Alla luce della sentenza del tribunale di Napoli, crede che la leadership di Conte si sia ulteriormente indebolita?

De Masi:"Non so se sia più o meno debole però, di sicuro, è una leadership confermata dalla base, dai social e anche dagli ultimi sondaggi: il 75% è per Conte e il 10% per Di Maio. Credo che entrambi resteranno due personalità di spicco del Movimento".

Buttaroni: "Sicuramente è indebolita la leadership di Conte che derivava da un percorso che è stato anche molto enfatizzato dal M5S. È indebolita sia nei confronti degli attivisti del M5S, parlamentari compresi, sia nei confronti dell'opinione pubblica".

Che futuro si prospetta per il M5S?

De Masi: "Il Movimento nel 2018 aveva ottenuto il 32%, poi è piombato intorno al 15% durante il governo con Salvini e dall'ottobre del 2019 è rimasto intorno a queste percentuali. Il 15% è, quindi, il suo zoccolo duro. Tutti i giornali, da due anni, continuano a dire che è morto, ma la sua forza reale è questa".

Buttaroni: "Il M5S deve attraversare un guado. Diciamo che questa prova è una sorta di esame di maturità perché deve dimostrare di sapersi risollevare davanti a una situazione difficile seppur la vicenda riguardi aspetti di natura giuridica e non politica. Questa vicenda, poi, rende il Movimento opaco e meno vincente agli occhi dell'opinione pubblica e apre una frattura al suo interno. Il futuro dipenderà molto da come risovelleranno questa crisi e non sarà facile. Il M5S del 2018 è totalmente diverso da quello attuale perché quattro anni fa non vi erano divisioni e anche la linea politica sembra molto diversa. Oggi il M5S appare un partito istituzionale meno in grado di attuare un cambiamento rispetto al 2018 e gli sarà molto difficile mantenere anche l'attuale 13%".

Mesi fa circolavano dei sondaggi che attribuivano percentuali superiori al 20% a un M5s guidato dall'ex premier. Secondo lei, perché l'effetto Conte non c'è stato?

De Masi: "Era il periodo in cui Conte aveva appena lasciato la presidenza del Consiglio e aveva ancora un ottimo consenso, ma è stato ostacolato da Davide Casaleggio che non voleva dargli i nominativi degli iscritti. Ci sono voluti 7 mesi perché Conte diventasse leader e, ormai, non aveva più quel tesoretto di voti che aveva a febbraio del 2021".

Buttaroni: "Anche se io non avevo segnalato un incremento così significativo, Conte mesi fa godeva sicuramente di un'ampia popolarità e fiducia nell'opinione pubblica. Fiducia che è andata via via scemando. Il problema è che spesso non si tiene conto del fatto che quel consenso possa non essere solubile con il consenso della base elettorale che oggi è ben diversa da quella del 2018. All'epoca l'elettorato grillino era composto da persone che nel M5S cercavano un riscatto alla propria condizione sociale ed economica. Il M5S del 2021 ha cambiato la propria base elettorale e spesso risulta in conflitto con quella presente. I Cinquestelle, alle amministrative, hanno perso voti proprio nelle periferie. Conte è stato un bravo mediatore come premier però questa capacità di mediazione si scontra con la base elettorale storica del M5S che non accetta mediazioni".

Cosa pensa di Luigi Di Maio e di Giuseppe Conte?

De Masi: "Sono due fuoriclasse, gli unici due uomini politici nuovi usciti fuori negli ultimi 10 anni. Tutti gli altri, c'erano già. Di Maio è una personalità molto interessante per un sociologo come me perché a 26 anni era vicepresidente della Camera, ruolo che ha svolto in maniera inappuntabile. Poi ha portato il suo partito dal 23 al 33% alle Politiche del 2018, poi è stato vicepremier, capo del Movimento e ministro degli Esteri. Tutto questo a soli 35 anni. Tutto questo è straordinario se si pensa che io, all'univerisità ho vari allievi che, a 35 anni, non si sono ancora laureati. Conte, a sua volta, ha fatto un'ottima carriera universitaria e un'ottima carriera da avvocato. Poi si è innamorato della politica, è riuscito a fare per due volte il presidente del Consiglio con compagini completamente diverse e, a mio avviso, ha affrontato bene la pandemia".

Buttaroni: "Sono due leader che hanno entrambi delle qualità, ma sono l'uno l'opposto dell'altro ed è difficile che trovino un punto d'incontro. Hanno competenze e storie diverse. Di Maio ha un'indubbia capacità oratoria e ha le radici nella parte dell'elettorato del 2018 che ha così ben rappresentato come difensore degli ultimi e degli sconfitti. Conte, invece, è una persona molto colta, cresciuta in ambienti d'elitè. I difetti dell'uno e dell'altro si compensano e non sono due facce della stessa medaglia, ma proprio due medaglie diverse. Si rivolgono a pubblici diversi".

Tra i due chi avrà la meglio?

De Masi: "Conte ha 57 anni, Di Maio 35 e, quindi, penso che nel M5S ci sia spazio per entrambi. Se fossi in Di Maio, io sarei molto alleato di Conte. Insieme potrebbero essere una forza. Separati, invece, si sottraggono forza a vicenda".

Buttaroni: "Di Maio, dentro il M5S, ha più capacità di resistenza perché Conte, pur essendo stato eletto da un'ampia maggioranza, è sempre stato vissuto come un leader

venuto da fuori tant'è vero che Di Maio è più forte tra gli attivisti e tra i parlamentari. Di Maio, dunque, sembra destinato a vincere questa sfida. Chiunque vinca, credo che difficilmente lo sconfitto rimarrà nel Movimento".

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