Serve manodopera nei campi? Chiamate figli dei cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori. Lo prevede una norma inserita nel decreto Cura Italia, che ha allargato la possibilità di far collaborare al raccolto i parenti fino al sesto grado (finora si poteva fino al quarto). Ma come si è arrivati alla necessità di una norma come questa che sa tanto di economia di guerra, di agricoltura arcaica? Per capirlo bisogna allargare l'obiettivo.
L'economia italiana precipita al ritmo di tre punti di Pil al mese e il debito pubblico vola. È il prezzo per fermare il virus. Ma, purtroppo, rischiamo di pagare anche scellerate scelte di governo. L'agroalimentare, che vale circa il 12 per cento del Pil italiano, è uno dei pochi settori che ha avuto un impatto meno forte a causa del cosiddetto «lockdown», perso «solo» un 20 per cento del fatturato. C'è però un settore della filiera, quello agricolo, in cui la situazione rischia di precipitare per mancanza di manodopera. Un paradosso, nel momento in cui milioni di italiani sono costretti a non lavorare. Molto dipende dallo stop alla mobilità che rischia di far mancare all'agricoltura, dicono da Coldiretti, l'apporto di 370mila stagionali, lavoratori regolari che arrivano dall'estero ogni anno.
La questione al momento non pare in cima alle priorità del governo. Coldiretti ha incassato la norma che facilita l'arruolamento di parenti, ma di certo non è risolutiva. E nella maggioranza al momento il ministero del Lavoro è in mano a una Cinque stelle, Nunzia Catalfo, che finora si è occupata più di sussidi che di impiego. Il Movimento da qualche giorno ha lanciato una massiccia campagna per rilanciare il suo vecchio cavallo di battaglia: il reddito di cittadinanza. Piovono dichiarazioni per esaltarlo. Vito Crimi: «Ha salvato 3-4 milioni di persone». Ancora Vito Crimi dopo che il Giornale gli ha ricordato i veri dati: «Ha salvato 2,5 milioni di persone». Ieri il Blog delle stelle: «Ha salvato più di due milioni di persone». E il ministro Catalfo è in pressing per lanciare un sussidio versione «coronavirus» che verrebbe ribattezzato «reddito di emergenza». «Servono tre miliardi», insiste il ministro. La propaganda trascura di dire che metà del provvedimento bandiera dei grillini, quella della ricerca di lavoro, non è mai davvero decollata. E ora è ufficialmente sospesa: chi percepisce il reddito non ha più l'obbligo di cercare impiego, causa emergenza virus. Eppure, come ha suggerito giorni fa il Giornale, ci sono tanti lavori sociali, come la consegna dei pasti agli anziani, che ora potrebbero essere chiesti ai percettori del reddito.
Di più: il grido d'aiuto delle aziende agricole, fa capire che ci sono posti di lavoro veri da coprire. «Noi ci occupiamo della trasformazione industriale -dice il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio- ma riconosciamo l'importanza dell'agricoltura: se non riusciamo a riportare in Italia gli stagionali serviranno scelte coraggiose, come impiegare chi è in cassa integrazione o riceve il reddito di cittadinanza». Oltretutto, a complicare le cose c'è l'eliminazione dei voucher semplificati per gli stagionali voluta proprio dai 5 Stelle.
E su questo tema Coldiretti batte un colpo: «Abbiamo bisogno di manodopera -insiste il presidente di Coldiretti Ettore Prandini- e credo che il governo dovrebbe pensare a ripristinare i voucher prima di pensare al reddito d'emergenza, che rischia di scoraggiare l'offerta di manodopera».
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