Sono indignati per le conclusioni del rapporto Ecri (organismo del Consiglio d'Europa) contenente le accuse rivolte alle forze dell'ordine italiane di razzismo e profanazione razziale.
L'indignazione tra i sindacati di polizia si accompagna alla notizia di sette agenti del reparto mobile di Firenze indagati per gli scontri alla manifestazione pro Palestina del febbraio scorso a Pisa, quando ci furono delle cariche contro una cinquantina di studenti, molti minorenni, durante il corteo. Le accuse sono eccesso colposo di legittima difesa e lesioni lievi colpose. Le cariche erano scattate per impedire al corteo di raggiungere la zona interdetta alla manifestazione.
Ma ricordano anche il lungo elenco di agenti che quotidianamente sono esposti al rischio di violenza. L'ultimo grave episodio è della primavera scorsa, a Milano, quando un vice ispettore della polizia era finito in gravissime condizioni al Niguarda dopo essere stato aggredito alla stazione di Lambrate da un cittadino marocchino, irregolare e già destinatario di vari decreti di espulsione. La vita dell'agente era rimasta appesa a un filo per venti giorni, dopo aver subito 70 trasfusioni e un complicato intervento chirurgico. Sono all'ordine del giorno notizie di poliziotti e carabinieri contusi. Sono gli agenti che lavorano in prima linea su più fronti. La violenza è trasversale.
Le manifestazioni pro Palestina - quest'anno sono state 2.538 con 150.388 operatori impegnati - sono sempre più tese, sempre più difficili da gestire a causa di gruppi di infiltrati dei centri sociali più estremi. In quella non autorizzata dello scorso 5 ottobre a Roma, il livello di scontro è salito: un bollettino di 30 agenti delle forze dell'ordine feriti da bottiglie di vetro, bombe molotov, lanci di pietre e di oggetti pesanti. Anche i cartelli stradali sono stati lanciati contro le camionette. La linea del Viminale, anche e soprattutto dopo i fatti di Pisa, è quella di contenere i disordini sempre senza l'uso della forza. L'ultimo episodio di pochi giorni fai invece è finito in tragedia con la morte a Verona di un 26enne originario del Mali, ucciso da un colpo sparato da un agente della polizia ferroviaria.
Poche ore prima le telecamere lo avevano ripreso mentre, armato di coltello, aggrediva degli operatori della polizia locale costretti ad allontanarsi per chiedere il supporto dei colleghi.
L'uomo però non si è fermato, fino a scagliarsi contro un operatore della Polfer che da una posizione ravvicinata ha esploso tre colpi in rapida successione, uno dei quali ha colpito al petto il 26enne. Lo stesso poliziotto ha disperatamente tentato di rianimare l'uomo ferito, che però è deceduto pochi minuti dopo. Poche ore fa altri otto poliziotti sono rimasti feriti cercando di sedare una maxi rissa nel centro della Milano bene, nel cuore di Brera: sono stati portati in pronto soccorso con prognosi che variano dai 5 ai 12 giorni. Altri tre sono rimasti contusi lunedì negli scontri anti G7 e pro Palestina a Napoli, esplosi quando le forze dell'ordine sono state costrette a fare da barriera per proteggere la cosiddetta zona rossa dal tentativo dei partecipanti al corteo di raggiungerla.
Un altro agente era rimasto ferito a febbraio a Torino, quando un gruppo di anarchici aveva letteralmente assaltato una volante per «liberare» un cittadino irregolare con precedenti penali che doveva essere portato in un centro per i rimpatri in attesa di espulsione.
Ieri sera in un comunicato, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria del
Lazio, Sappe, ricordava anche la situazione esplosiva delle carceri, e il pericolo per gli agenti. A Civitavecchia uno di loro è andato al pronto soccorso dopo essere stato aggredito da un detenuto. Prognosi di trenta giorni.
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