«Nessuno fermerà Putin con le telefonate», commenta disilluso il primo ministro polacco Donald Tusk. «Non vuole la pace» con Kiev e «non è pronto a negoziarla», aggiunge il presidente francese Emmanuel Macron, dopo una delle giornate più nere della guerra in Ucraina, con Mosca che ha attaccato pesantemente, con almeno 120 missili e 90 droni, un'Ucraina già martoriata in attesa di una pace giusta. I raid russi, seguiti alla telefonata di venerdì tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il leader del Cremlino Vladimir Putin (la prima in due anni) vengono considerati dal leader francese un chiaro segnale «che le intenzioni di Putin siano di intensificare i combattimenti». «Qualunque siano le sue dichiarazioni - spiega Macron - Putin non vuole la pace e non è pronto a negoziare», ha continuato il leader francese, che non esclude la possibilità di parlare di nuovo con il presidente russo, ma «solo quando il contesto lo permetterà».
L'escalation è nei fatti. E la telefonata fra Scholz e Putin ha fatto infuriare il presidente ucraino Volodymir Zelensky, consapevole che il leader russo stia uscendo dall'isolamento e non convince il premier polacco: «L'ultimo attacco, uno dei più massicci di questa guerra, ha dimostrato che la diplomazia telefonica non può sostituire il sostegno reale di tutto l'Occidente all'Ucraina», ha insistito Tusk dopo che la Polonia ha fatto decollare i suoi caccia domenica mattina, in seguito alle esplosioni che hanno scosso Kiev e altre città.
La conversazione telefonica tra Putin e il cancelliere tedesco ha già fatto storcere il naso a diversi leader europei ed è destinata ad essere seppellita dalla furia russa delle ultime ore. Il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha chiesto che l'appello di Scholz sia «l'ultimo sussulto» di una strategia fallimentare «per negoziare territori in cambio della pace con un dittatore genocida». «La storia continua a dirci che la vera pace può essere raggiunta solo con la forza», ha dichiarato il ministro ddi Vilnius.
Criticato per la conversazione con il leader russo, il cancelliere tedesco ha voluto ribadire l'incrollabile sostegno della Germania a Kiev e assicurato che «l'Ucraina può contare su di noi», questo è «il principio che prevale, e nessuna decisione sarà presa sopra la testa dell'Ucraina». Scholz ha voluto difendere l'iniziativa. «È stato importante dire a Putin che non deve contare sul fatto che il sostegno all'Ucraina della Germania, dell'Europa e di molti altri nel mondo si indebolirà», ha spiegato il leader tedesco. Ma Putin confida in un cambio di clima generale, dopo l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e i segnali che arrivano da varie cancellerie.
A dargli nuovamente l'alt è Joe Biden, con il via libera all'Ucraina sull'uso di armi a lungo raggio da utilizzare contro Mosca. Una mossa che ha il sapore della resa dei conti finale. Il tempo stringe e l'epoca Trump bussa alle porte.
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