I ballottaggi di ieri consegnano a Emmanuel Macron l'attesa maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale: secondo le stime, 355 su 577 seggi per l'alleanza La République En Marche-MoDem e un emiciclo più giovane ed eterogeneo. Il crollo dei socialisti appare più grave del previsto: 48 deputati. I repubblicani si confermano prima forza di opposizione con 128 eletti. È però una Francia che diserta il secondo turno di voto «politico», con astensione record attorno al 56,6%. Un dato che fa trasparire le difficoltà dei partiti tradizionali a portare alle urne i simpatizzanti, che vede invece il recupero del Front National rispetto ai sondaggi della vigilia: l'estrema destra è infatti riuscita a mobilitare il suo popolo ottenendo a sorpresa tra 6 e 8 deputati, tra cui la presidente del partito Marine Le Pen che attacca il sistema maggioritario e l'inquilino dell'Eliseo: «Macron sappia che le sue idee sono minoritarie nel Paese, faremo opposizione con tutte le forze alla via indicata da Bruxelles e alle politiche migratorie suggerite dalla Merkel».
Se il Fn non ha i numeri per formare un gruppo parlamentare autonomo, si registra il successo della Francia Ribelle di Jean-Luc Mélenchon: con 28 eletti il leader dell'estrema sinistra vanta infatti rappresentanza autosufficiente e l'onorevole Mélenhcon annuncia un gruppo «coerente, disciplinato, offensivo, in cui sono benvenuti tutti quelli che vorranno raggiungerci per fare opposizione». Messaggio ai movimenti minori, 10 deputati.
Le reazioni danno l'idea di una passata di spugna sulla V Repubblica. L'era Macron è iniziata ed ecco i primi effetti politici. Tra riformisti e massimalisti, tra l'incudine e il martello, si dimette il segretario socialista Jean-Cristophe Cambadélis, che parla di «disfatta senza appello del Ps». Con lui, alcuni protagonisti della gauche degli ultimi 25 anni si fanno da parte. «Anche se abbiamo assistito a un'astensione allarmante, il trionfo di Macron è incontestabile - spiega Cambadélis - I populisti hanno rialzato la testa. La Francia ha voluto dare una chance al presidente, che da oggi Macron ha tutti i poteri. Un trionfo che non rispecchia il nostro Paese, ora la Francia ha bisogno di ascolto, dialogo sociale e intermediazioni con i territori» ricorda Cambadélis, che soprattutto consiglia alla sinistra di «cambiare tutto, le sue idee come la sua organizzazione».
Il repubblicano François Baroin, pilota gollista di questa tornata, parla di «netta maggioranza del presidente della Repubblica», a cui fa i complimenti e augura buon lavoro per la riuscita del Paese. «Ma abbiamo un gruppo sufficientemente importante per far sentire la nostra voce, soprattutto in materia fiscale e anche noi abbiamo portato una nuova generazione in Parlamento rivendica Baroin col 60% dei candidati presentati per la prima volta». Il confronto interno per ristrutturare la destra dopo l'abbandono di François Fillon è solo rimandato a novembre.
Di «maggioranza stabile e coerente» parla la presidente a interim della République En marche (LREM), Catherine Barbaroux. «Vittoria possibile grazie alla determinazione e mobilitazione dei volontari e dei cittadini, 350mila marcheurs che hanno voluto politiche moderne nel nostro Paese ricorda Ora proteggere i francesi, tutti, in particolare i più vulnerabili». Prova anche a tranquillizzare le mini-opposizioni: «Superare le divisioni».
Su queste basi comincia il lavoro del Quinquennato Macron. Con il premier Edouard Philippe che rivendica soprattutto una vittoria dell'ottimismo sul pessimismo e annuncia: «Questa maggioranza ora ha una missione, agire».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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