Alla disperata ricerca di una maggioranza «politica», il presidente francese allarga i propri orizzonti. Partendo proprio da questo aggettivo: perché il gruppo Horizons, guidato dall'ex premier Philippe, ha indicato la via che sembra voler percorrere lo stesso capo dello Stato. A oggi la più plausibile per uscire dallo stallo e dare un governo alla Francia. Quella cioè di un allargamento del centro macroniano anzitutto a quei repubblicani gollisti che ritengono impensabile affidare il potere a una compagine «estrema», una sinistra plurale che tenga dentro i mélenchoniani. Alcuni neogollisti paiono disposti a valutare l'ipotesi di una grande maggioranza - anche qui plurale - che però tenga dentro anche i socialisti. A cosa punta dunque Macron? A creare una sorta di maggioranza Ursula in casa propria. Quella che già esiste sul piano europeo, che se diventasse realtà in Francia andrebbe a rinforzarlo (di nuovo dopo la débacle) anche a Bruxelles, indebolendo la voce dei «patrioti» lepenisti. Con Attal che resterà in carica fino al 17 luglio, ancora sette giorni.
Sarebbe questo l'ultimo colpo di teatro di un presidente sopravvissuto a un azzardo, che ora prova a far soffiare il vento del potere dove lui vuole anche a Parigi. Soprattutto, scacciando per ora l'ipotesi di un governo tecnico: farebbe infuriare i francesi, lepenisti e mélenchoniani, e soprattutto è al di fuori di ogni abitudine transalpina. «Il problema ora è con chi si deve parlare e su quali temi», analizza la presidente uscente dell'Assemblée, Yael Braun-Pivet. Che non risparmia autocritica: «Riconosciamo che il campo presidenziale ha subìto una sconfitta, è doveroso farlo». In diretta su France 2 ieri sera scopriva le carte: «L'obiettivo è creare un patto di governo». Non a caso il presidente francese è uscito dal silenzio solo ieri. E si è aggrappa al suo strumento preferito per rivolgersi ai francesi: una lettera inviato a chi, meglio di qualunque grande media company, riesce a far arrivare un messaggio ai cittadini. La stampa locale. Il ruolo dei piccoli giornali è centrale in una Francia che ha visto ancora una volta la sola Parigi respingere nettamente la proposta lepenista, mentre nelle cittadine la Macronie ha perso voti riuscendo a resistere solo grazie agli inviti al voto a sinistra o ai patti di desistenza. La sua compagine prosegue dunque le manovre per importare gli attuali equilibri di maggioranza da Bruxelles a Parigi, scrollandosi di dosso l'accusa rivolta pure da radio e tv all'Eliseo dopo l'esito del secondo turno, e cioè quella di aver condannato la Francia all'ingovernabilità. «Chiedo a tutte le forze politiche che si riconoscono nelle istituzioni repubblicane, lo stato di diritto, il parlamentarismo, un orientamento europeo e la difesa dell'indipendenza francese, di avviare un dialogo sincero e leale per costruire una maggioranza solida, necessariamente plurale, per il Paese», scrive Macron nella sua lettera ai francesi. Nelle elezioni di domenica «nessuno ha vinto», spiega il capo dello Stato, «nessuna forza politica ha da sola la maggioranza sufficiente e i blocchi o coalizioni prodotti da queste elezioni sono tutti minoritari. La natura di queste elezioni, segnate da una richiesta chiara di cambiamento e di condivisione del potere, obbliga a costruire un ampio 'rassemblement'».
E dal nuovo Parlamento i macroniani provano ad andare all'assemblaggio: i membri del gruppo Renaissance/Ensemble ieri hanno scritto che lavorano «con determinazione e sincerità per una coalizione progettuale che vada dai socialdemocratici alla destra di governo». E così è partito il loro messaggio nella bottiglia.
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