Maestra, amante, complice. Finisce in cella come il boss

Laura Bonafede, figlia di un padrino, accusata di aver coperto la latitanza di Messina Denaro

Maestra, amante, complice. Finisce in cella come il boss

«Nel bene o nel male noi due ci apparteniamo». E adesso Laura Bonafede, 56 anni, figlia dello storico boss Leonardo e cugina dei due Andrea e di Emanuele Bonafede arrestati come fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, condivide col suo amato la stessa sorte: il carcere.

Alla maestra, che è stata sempre guardinga tutelando così il capomafia, è stato anche bloccato lo stipendio e l'Ufficio scolastico regionale ha attivato un procedimento disciplinare per accertare per valutare la sua condotta. La donna favorito la latitanza del boss e ha convissuto con lui almeno nel decennio 2007-2017, condividendo l'atmosfera familiare e i segreti di Cosa nostra. Emerge dalle indagini del Ros, che ha analizzato la corrispondenza tra la donna, che si firmava con pseudonimi come Blu, Loredana, Lory, cugino, amico, parlando di sé in terza persona, e il suo amato. Sono tante le lettere rinvenute nel covo di via CB 31 di Campobello di Mazara, dove è stata rilevata anche un'impronta della Bonafede. Conosceva i nascondigli del boss dei boss, si incontrava con lui, coniava lei stessa nomignoli per scongiurare che «i nemici», ovvero le forze dell'ordine, individuassero persone e luoghi, conosceva anche i mafiosi da mettere al servizio del padrino, vista anche la sua appartenenza a una famiglia mafiosa di gran conto, da cui non ha mai preso le distanze, anzi, ha cresciuto la figlia, Martina Gentile, nei principi in cui lei stessa era stata forgiata.

Anche Martina, che nelle sue missive adora il capomafia, enfatizzando ogni suo aspetto caratteriale ed estetico, è indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Per lei la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari. Per il capomafia Martina è una figlia, quella che non ha mai avuto, visto che Lorenza «è cresciuta male» perché ha rinnegato le sue origini. «Ho cresciuto una figlia che non è mia figlia biologica, ma per me è mia figlia, e mi ha dato l'amore di una figlia . Ha molto di me perché l'ho insegnata io, se vedessi il suo comportamento ti sembrerei io al femminile» scrive il padrino alla sorella Giovanna. È un amore struggente quello tra Messina Denaro e Laura, che pure ha un marito, Salvatore Gentile, all'ergastolo proprio per avere ucciso su ordine del padrino. Lei, nelle sue lettere, parla di un «tugurio». «Stavamo bene in quel posto», dice. E si vedevano anche in un limoneto «dove il latitante si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - le aveva comunicato che al ritorno (scarcerazione) di Leonardo Bonafede (Uomo) e, successivamente, di Bamby (ragionevolmente il marito Salvatore Gentile), la loro relazione sarebbe dovuta cessare». Eppure, negli ultimi anni, Laura, che incontrava il padrino il sabato e il lunedì, era gelosa che stava a casa di Lorena Ninfa Lanceri, con cui lui aveva una relazione, e il marito della donna, Emanuele Bonafede. «La Bonafede ha svolto un ruolo sicuramente centrale nella rete di relazioni che ha fornito la copertura al latitante nel territorio di Campobello di Mazara, quasi facendosi carico del ruolo storicamente svolto dal padre - si legge nelle carte -. È stata la principale favoreggiatrice della latitanza».

Il loro amore non vacilla neanche quando lei «è stata messa a parte di alcune questioni mafiose molto delicate, come ad esempio i propositi omicidiari». E secondo il gip i segreti del boss sarebbero custoditi nei covi non ancora scoperti.

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