La notte di scontri al Corvetto accende la luce su un quartiere dove la legge, quando va bene, è solo ospite. L'esecutivo ha dichiarato guerra alle zone franche 15 mesi fa, dopo lo stupro delle due cuginette in un'altra zona dove la presenza dello Stato era labile, Caivano. Qualcosa è stato fatto, a Caivano e non solo, ma troppo spesso serve una nottata «alla Corvetto» per accendere l'attenzione della cronaca su quartieri e periferie dove a dettare legge è chi alla legge è allergico. Era successo qualcosa di simile a Firenze a giugno del 2023, quando dall'ex Hotel Astor di via Maragliano, in zona Novoli, era scomparsa la piccola Cataleya, e solo a quel punto venne alla luce che quell'albergo occupato era diventato a tutti gli effetti una zona franca, tra traffici loschi, «inquilini» de facto che volavano dai balconi e, appunto, bambine scomparse, tanto da arrivare in pochi giorni a uno sgombero che si sarebbe potuto realizzare ben prima.
Ed è cronaca purtroppo frequente quella che rimbalza ancora da Napoli, dove negli ultimi mesi non solo nell'hinterland ma anche nel centro storico della città, tanto amato dai turisti, dai Tribunali al Duomo fino al Lungomare, a farla da padrone sono i soprusi della criminalità. Persino a due passi dal Maschio Angioino risuonano le urla delle risse, quando non i colpi di pistola che lasciano a terra vittime quasi sempre giovanissime e innocenti, e immancabilmente per futili motivi: Emanuele Tufano, Arcangelo Romano, Arcangelo Correra, rispettivamente 15, 19 e 18 anni, sono morti da fine ottobre a oggi, e prima di loro era toccato in pieno centro - al pizzaiolo Francesco Pio Maimone e al musicista Giogiò Cutolo.
Anche Roma ha le sue aree calde. Tra queste è tornata di moda la Magliana: il quartiere reso celebre dall'omonima banda ospita, in via dell'Impruneta, palazzine occupate abusivamente da inquilini spesso stranieri che regolano i propri conti in modi spicci: cazzotti quando va bene, o voli giù dal balcone, come quello costato la vita a settembre scorso a un 38enne argentino. Latinos e non solo: proprio in questi edifici lo scorso anno era stato sequestrato per una questione di debiti legati a un traffico di cocaina tra Roma e Bari il pr pugliese Francesco Vitale, morto anche lui cadendo dal balcone in un disperato tentativo di fuga.
E la droga e le piazze di spaccio sono uno dei «motori» capaci di sfilare questi pezzi di territorio dal controllo dello Stato. A Roma c'è il serpentone del Corviale, ancora oggi al centro di traffici di droga, faide tra pusher e «spaccio» di alloggi abusivi. Qui i blitz sono frequenti, e un anno fa la polizia ha sequestrato quasi 240 kg di droga a casa di una donna che viveva (e spacciava) con suo figlio. A Milano, diametralmente opposta al Corvetto, c'è Quarto Oggiaro, dove quasi un ragazzo su tre diserta la scuola, e dove non a caso ad animare le piazze dello spaccio sono in gran parte minorenni.
E se a Genova nonostante gli interventi per risanarlo resta problematico il quartiere Begato, un tempo «rione degli omicidi», scendendo in Sicilia, ecco il quartiere
Librino, a Catania, due passi appena dall'aeroporto, che si è guadagnato l'etichetta di «culla della criminalità»: qui i pusher sono quasi tutti minorenni, assoldati - per farsi le ossa dall'antitesi dello Stato: la mafia.
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