Di Maio cede: patto civico. Asse tra i dem e grillini per le regionali umbre

Il leader: «Non si parla dello scandalo sanità Niente insulti in campagna elettorale»

Di Maio cede: patto civico. Asse tra i dem e grillini per le regionali umbre

Beppe Grillo, la maggioranza dei parlamentari, e poi l'apertura, anche se timida, di Davide Casaleggio, il più scettico sull'alleanza con il Pd. Luigi Di Maio, occupati i ministeri con i suoi fedelissimi, è stato costretto a cedere sugli accordi con i dem alle prossime elezioni regionali. Si parte dall'Umbria, dove si voterà il 27 ottobre. Regione in cui il centrosinistra, quasi a lanciare l'amo ai nuovi soci a livello nazionale, ha battezzato il candidato di impronta civica Andrea Fora.

Il colpo di scena, nel campo pentastellato, è arrivato ieri mattina con una lettera di Di Maio al quotidiano La Nazione. Il messaggio è chiaro: «Per rigenerare il patto di fiducia cittadini-istituzioni, secondo me c'è bisogno che tutte le forze politiche di buon senso facciano un passo indietro e lascino spazio a una giunta civica, che noi saremmo disposti a sostenere esclusivamente con la nostra presenza in consiglio regionale, senza pretese di assessorati o altri incarichi». Prima di arrivare al punto, il capo politico grillino ha menzionato lo scandalo della sanità che ha decapitato la giunta uscente guidata dalla Pd Catiuscia Marini. Uno dei nodi su cui erano più forti le resistenze di Di Maio a recepire le sirene dei dem per un patto in Umbria. Ma ora «la sanità non è un tema da usare in campagna elettorale», quindi «non può risolversi tutto con una campagna elettorale in cui ci si lancia accuse reciproche su chi ha fatto peggio».

Dunque l'idea è quella di un «patto civico». La svolta, per i pretoriani del leader è da inscrivere nel percorso di «apertura ai movimenti civici a livello locale che avevamo già proposto per competere alle regionali e alle amministrative». Arriva anche l'eco di qualche mugugno dei parlamentari più restii al consolidamento del rapporto con il Pd. Ma nei gruppi sono in netta minoranza. La vera protesta, invece, è andata in scena di nuovo sui social, dove Di Maio è stato oggetto di numerosi attacchi: «Sei una delusione», «vergogna», «pagliaccio», «ennesimo tradimento», sono alcuni dei commenti indirizzati al capo politico dagli attivisti sulla sua pagina Facebook. Nella lettera di ieri Di Maio non ha mai nominato il Pd, pur dettando la linea: «Ognuno correrà con il proprio simbolo in sostegno di un presidente civico e con un programma comune. Ma senza pretendere nulla sulla composizione della giunta e sulle dinamiche del governo regionale».

Con un colpo al cerchio e uno alla botte, ieri però è arrivato il freno grillino ai porti aperti.

Il nuovo viceministro dell'Interno Vito Crimi, con un post sul Blog delle Stelle ha rivendicato i risultati del governo precedente sul tema immigrazione: «Non è cambiato niente rispetto all'azione che abbiamo portato avanti finora».

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