Di Maio corteggia i benzinai: rinviata la fattura elettronica

Slitta all'anno prossimo l'obbligo fiscale per le partite Iva

Di Maio corteggia i benzinai: rinviata la fattura elettronica

Roma - Dopo tanti annunci arriva una prima conferma. Il decreto relativo a fisco e lavoro, che sarà varato questa settimana, conterrà il rinvio al primo gennaio 2019 della fatturazione elettronica degli acquisti di carburante per le partite Iva. È stato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo a metterlo nero su bianco in modo tale da scongiurare lo sciopero dei benzinai previsto per domani. «Stiamo predisponendo il rinvio», ha dichiarato il vicepremier aggiungendo che «è stata lanciata una novità senza dare il tempo e gli strumenti per attrezzarsi». Secondo Di Maio (nella foto), «la data del primo di luglio non è realistica per il passaggio alla fatturazione elettronica» e l'impasse con annessa minaccia di sciopero rappresenta l'ennesimo «paradosso italiano» nel quale «strumenti inventati per combattere gli evasori puntualmente danneggiano chi ha sempre pagato le tasse».

Il ministro ha annunciato anche l'apertura di un tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico per fare il «punto della situazione» con le federazioni dei gestori degli impianti di distribuzione dei carburanti (Figisc/Anisa-Confcommercio, Fegica-Cisl e Faib-Confesercenti) in modo da scongiurare lo sciopero annunciato. La prima riunione si svolgerà questo pomeriggio e i sindacati stanno già valutando di sospendere il blocco. «Siamo particolarmente attenti a questo tipo di dichiarazioni: per noi è un segnale importante», ha commentato la Fegica-Cisl.

Si tratta, in fondo, di una promessa facilmente realizzabile perché il rinvio della fatturazione elettronica costa poco più di 100 milioni di euro e, soprattutto, rende più sereno il lavoro degli esercenti degli impianti che avranno sei mesi di tempo in più per adeguare il software. Questa mossa di Di Maio, inoltre, sposta per qualche ora i riflettori da un altro tipo di promesse: quelle relative al reperimento di un miliardo di euro per l'innalzamento delle pensioni minime con il taglio degli assegni superiori a 5mila euro mensili. Senza contare che tanto il superamento della legge Fornero quanto la riforma fiscale e, soprattutto, il reddito di cittadinanza a tre settimane dall'avvio del governo Conte sono ancora su un binario morto.

Per questo motivo il vicepremier grillino è andato all'attacco del ministro dell'Economia Tria e questa settimana tenterà un blitz sul sostegno al reddito almeno per le fasce più disagiate nel breve termine e non nella legge di Bilancio come vorrebbe Via XX Settembre.

Ieri sera ha rilanciato il mantra dell'abolizione di «spesometro, redditometro, studi di settore e split payment (che ha generato 10 miliardi di Iva in più; ndr)». Per ora il ministro si accontenterà di limitare l'utilizzo dei contratti a termine. In futuro, dovrà portare a casa qualcosa di più sostanzioso.

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