Di Maio deve fermare gli Usa sui dazi ma in Italia ha lasciato 159 vertenze aperte

L'ostacolo Trump sulla nostra agricoltura. E la Bellanova gli tira la giacca

Di Maio deve fermare gli Usa sui dazi ma in Italia ha lasciato 159 vertenze aperte

C'è ancora l'aumento dell'Iva da disinnescare, ma adesso si sono aggiunti anche i dazi degli Usa da impedire. Le conseguenze? Da fine mondo. A doverci difendere? In pratica, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. A richiamare tutti alle proprie responsabilità ha provveduto Teresa Bellanova, ministro dell'Agricoltura, che ha scritto sia al premier Giuseppe Conte che a Di Maio una lettera drammatica nella parte in cui parla dei rischi e accalorata in quella in cui chiede aiuto. Per il ministro «è necessario, urgente, rafforzare il dialogo con l'amministrazione Usa per scongiurare il rischio dei dazi sull'agroalimentare». Si tratta di misure che gli Usa vogliono applicare per rispondere ai benefici che la Ue ha concesso alla franco tedesca Airbus e che per l'Italia si tradurrebbero in tariffe che schiaccerebbero le esportazioni. E infatti per Bellanova, che ieri ha anche rilasciato un'intervista a La Stampa per ribadire il pericolo, i dazi, senza giri di parole, «metterebbero in serio pericolo posti di lavoro, imprese, famiglie di interi territori». L'attenzione è su un settore che sta già pagando l'embargo russo quantificato in un miliardo di euro e che, a sentire Coldiretti, porterebbe a un crollo dell'export del 90%. Si parla di prodotti identitari come il parmigiano reggiano, grana padano, vino, olio, salumi, ma minacciati potrebbero essere settori come quelli della moda, della moto, della cosmetica. Sempre per Coldiretti, l'Italia sarebbe il paese europeo più penalizzato dopo la Francia e proprio nell'anno in cui sono state registrate esportazioni record verso l'America: 42,4 miliardi il volume degli scambi, migliorati nei primi mesi del 2019 dell'8,3%. E dunque, per Bellanova, «deve essere tutto il governo a muoversi per sminare la situazione» e per «ottenere maggiori tutele a Bruxelles» anche perché «la rabbia diventerebbe incontrollabile».

Preoccupato è il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che invita il governo ad alzare la voce («il premier Conte non perda tempo e passi dalla politica degli annunci a quella delle azioni concrete») e che ricorda come «i dazi metterebbero in difficoltà il sistema agroalimentare della Lombardia, prima regione del paese in questo comparto».

Ospite a Bologna, e per le giornate della Coldiretti, Matteo Salvini, interrogato sull'argomento, ha consegnato a Conte il carico: «Spero che i dazi non ci siano, però Conte è un genio e amico di tutti Ci penserà sicuramente lui».

E invece a pensarci non deve essere solo Conte, ma Di Maio. A lui si chiede di fare all'estero quanto non è riuscito a fare in Italia. Da ministro dello Sviluppo economico ha lasciato dietro di sé ben 159 tavoli di crisi industriali aperti, 417 mila lavoratori in bilico, 163mila ore di cassa integrazione autorizzate. A Napoli, la Whirlpool, al contrario di quanto ha dichiarato e malgrado i sostegni ricevuti, ha annunciato pochi giorni fa che smetterà di produrre. Mercatone Uno è stata consegnata ai commissari, ma al momento manca un vero piano per 1800 dipendenti così come manca per la Pernigotti. Anche qui aiuti di Stato ma futuro incerto. A Palermo, Di Maio lascia invece 1600 esuberi. Sono i dipendenti del call center Almaviva.

A pochi chilometri resta ancora provvisorio il destino degli ex meccanici di Termini Imerese. E da ministro degli Esteri? Guarda alla Cina, per cui ha preso una sbandata, dimenticandosi che l'Italia esporta, ma dalla parte opposta.

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