È l'ora più difficile, per Luigi Di Maio. Il deputato napoletano lotta da mesi con un calo di consensi interni, dopo le vicende che lo hanno declassato da inappuntabile "volto istituzionale" del M5S, azzimato vicepresidente della Camera dei Deputati, ad apprendista candidato premier inesperto e inaffidabile.
Già a settembre era finito nella bufera per quegli sms che lo avvertivano delle indagini in corso su Paola Muraro e su cui aveva però taciuto. Quindi ci furono le difese reiterate del sindaco di Roma Virginia Raggi, per cui Di Maio si spese in prima persona, esponendosi più volte politicamente.
Infine il sospetto che il vicepresidente di Montecitorio non abbia ostacolato, sia pur indirettamente, la nomina di Raffaele Marra a dirigente del Comune di Roma, spiegando che sulle nomine al Campidoglio occorreva "non avere pregiudizi".
Ora che è messo alle strette dai suoi stessi compagni di partito, "Luigino" si giustifica spiegando al Fatto Quotidiano che "a Roma abbiamo
commesso errori ma chi cade deve poi rialzarsi." Poi però mette le mani avanti e aggiunge: "Non so perché la Raggi si fidasse così tanto di Marra. Siamo la prima forza politica del Paese e proveranno a infiltrarci ancora."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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