Nella serata di ieri, venerdì 22 novembre, è emerso un dato netto, chiaro e insindacabile: Luigi Di Maio è stato sconfessato dalla base mediante il voto su Rousseau, a cui era stato chiesto se il Movimento 5 Stelle dovesse osservare una pausa elettorale fino a marzo per preparare gli Stati Generali, evitando di partecipare alle tornate elettorali in questione. Il 70% gli ha voltato le spalle ha votato "no": le liste pentastellate saranno dunque regolarmente presenti in Emilia-Romagna e in Calabria domenica 26 gennaio 2020.
E non si tratta di un esito totalmente prevedibile: tra i tanti problemi per i grillini vi era stata anche la rinuncia da parte dell'imprenditore Pippo Callipo, che aveva lasciato così loro senza un candidato spendibile e perciò si meditava il disimpegno. Poi con il vertice segreto nella serata di lunedì 18 novembre in una casa privata nel cuore di Roma si è deciso di consultare la Rete. E proprio nella Capitale oggi potrebbe approdare Beppe Grillo per una mossa disperata nel tentativo di riportare equilibrio.
L'ombra di Di Battista
La situazione infatti è davvero instabile. Come riportato da La Repubblica, un ex sottosegretario grillino ha confermato un clima tutt'altro che solido: "Siamo seduti su una bomba atomica". Ma in tutto ciò il ministro degli Esteri non intende fare nessun passo indietro e vuole continuare a esercitare il pugno duro nella veste di capo politico che ricopre. Ma probabilmente è un ruolo fragile, che potrebbe essere presto conferito ad altri. D'altronde gli scettici M5S hanno già presentato la Carta di Firenze in cui si richiede una riduzione dei poteri al capo politico. E l'ex vicepremier è assolutamente spaventato da Giuseppe Conte, che rappresenta la figura più fiduciosa all'interno del Movimento a giudizio degli elettori grillini. Ma fanno sapere che non vi è alcuna possibilità che il presidente del Consiglio prende le redini di Di Maio: "In panchina i 5 stelle hanno un solo uomo: Alessandro Di Battista. C’è una crisi? Non reggiamo? Allora tocca ad Alessandro".
Quel sospetto...
Il ministro degli Esteri è rimasto ovviamente sorpreso dall'esito delle votazioni sulla piattaforma, ma ha colto l'occasione per cercare di affermare la propria posizione senza far mancare uno sfogo e qualche frecciatina: "Adesso tutti si assumano le loro responsabilità. Chi non era per correre, come Fico e la Taverna che però sono stati zitti, e chi invece voleva le liste. Ora si mettano a fare campagna elettorale". Il tutto lanciando anche una novità: "Correremo da soli!".
Ma la leadership del capo politico M5S è davvero debole. E lo sa bene anche Andrea Orlando, vicesegretario del Partito democratico, che spera in un cambio di idea ponendo fiducia in un'altra alleanza territoriale: "Non è detto che Di Maio stavolta riesca a spuntarla". Un clima costruttivo si registra anche da parte del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini: "Siamo qui per costruire ponti, non muri". E anche Roberto Fico ha mandato un messaggio chiaro: "Il Parlamento deve continuare a lavorare, ha altri tre anni di vita davanti a sé".
Una serie di rassicurazioni, raccomandazioni, precisazioni e consigli. Il tutto perché aleggia un sospetto ben preciso: in molti pensano che Di Maio punterebbe a tornare al voto. Anche perché si ritrova circondato da colleghi filo-governo e filo-Conte.
Una situazione davvero indigesta. E deve fare i conti anche con una girata di spalle da parte di Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro che pare abbiano esplicitato una preferenza nei confronti del premier.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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