Quel bluff di Matteo svelato in un attimo: Lega-M5S lo scaricano

Di Maio sembra aprire poi fa retromarcia: "Ha uno spread enorme tra parole e fatti". E Salvini: "Ci perdo non più di cinque minuti"

Quel bluff di Matteo svelato in un attimo: Lega-M5S lo scaricano

Roma - Ne è convinto Luigi Di Maio, braccio armato di Beppe Grillo in Parlamento: «Renzi ha bluffato? Le rispondo di sì, tanto Renzi bluffa sempre». Comincia a temerlo fortemente il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa: «Renzi sta esagerando con il gioco delle tre carte». Non vede novità il governatore leghista Roberto Maroni: «Soliti trucchetti romani». E il segretario della Lega, Matteo Salvini, ne è talmente consapevole da tagliare corto: «Non voglio perdere tempo, né far perdere tempo agli italiani, le emergenze sono altre: se al massimo vuole qualche consiglio sulla legge elettorale, non ci perdo più di cinque minuti...».

Tempi duri per giocatori di poker & affini, ammesso che Matteo Renzi ne possegga destrezza e competenze «tecniche». Sembra perciò di essere piuttosto alla variante a carte scoperte, comunemente detta «telesina», nella quale il pokerista è costretto ad alzare sempre di più la posta, a maggior ragione se l'unica carta coperta è misera assai. Nel suo caso, una scopertissima voglia di elezioni anticipate a primavera che maschererebbero il fiasco completo. Tanti rilanci e nessuna (o pochissime) speranze di farcela.

Si tratta della versione aggiornata dei «due forni» di andreottiana memoria, che il premier deve aver ritrovato in un polveroso cassetto di Palazzo Chigi e sta sfoggiando in occasione della stretta finale sulla legge elettorale con l'intento di piegare le resistenze (a cominciare da quelle berlusconiane). Nel frattempo, i dati della realtà non virtuale cominciano a preoccuparlo - se non a infastidirlo: i sondaggi che hanno iniziato a prendere la discesa, gli accordi europei che si rivelano una romanissima «sòla» (rileggere la querelle con Juncker, che secondo Renzi avrebbe dovuto rappresentare un re travicello disponibile ad allargare i cordoni della borsa), il lavoro che non decolla, le riforme che latitano, la piazza in ebollizione.

Il risultato raggiunto l'altro giorno con l'«inciucio» notturno verso i grillini per l'elezione dei giudici alla Consulta e al Csm non sembra esser decollato. Anche perché, probabilmente, in fatto di «sòle» gli italiani vanno a intuito e di «magliari» è pieno anche il mondo dei Cinquestelle. Così l'apertura a partecipare, con lo stesso metodo e la stessa maggioranza «variata», anche ad altre imprese (tipo la scelta del successore di Napolitano al Quirinale) è durata lo spazio di una giornata: da un'intervista di Di Maio che sembrava promettere rose e fiori, alle dichiarazioni di ieri pomeriggio che svelavano una diffidenza superiore alle attese. «Renzi ha uno spread enorme tra parole e fatti», ha spiegato lo stesso Di Maio. Che, esclusivamente sulla base della «conoscenza del personaggio», s'è detto abbastanza certo che il premier abbia un solo desiderio: andare al voto per riprendersi la scena, disporre una nuova stagione di promesse a costo zero, sfuggire all'esigenza di mantenerne almeno una.

Ma l'atteggiamento «bullesco», come lo definisce l'ex ministro Passera, pare aver stancato. E i leghisti - che puntano all'elettorato dei grillini delusi - preferiscono declinare qualsiasi invito a «sporcarsi le mani» sulla legge elettorale o sulle riforme in genere, e prepararsi piuttosto alla nuova campagna elettorale. La decisione di Salvini di fare della Lega un catalizzatore di tutto il centrodestra («Voglio sfidare Renzi, voglio avere il 51 per cento dei voti, chi ci sta è il benvenuto, tranne Alfano», ha specificato ieri) sta tutta in questo fiuto politico che «sente» odor di elezioni. D'altronde il giochino dell'alzare sempre la posta e provocare l'incidente per arrivare alle urne era già stato smascherato all'interno del Pd.

Inevitabile che ora anche all'esterno del Nazareno tutti abbiano orecchie ben dritte. A cominciare dal Quirinale: per ora lascia fare, ma non è affatto favorevole a esporre la fragilissima Italia in deflazione al rischio dell'instabilità. Se il piatto non è ricco, meglio passare la mano.

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