Non c'è peggior nemico di chi era tuo amico. Ancor peggio dei tuoi nemici. Chi prima era in casa tua e poi decide di uscire sbattendo la porta adesso fa peggio degli avversari. Il M5s sta attraversando questa fase che probabilmente rappresenterà la fine di questo partito. La mossa codarda di Giuseppe Conte nei confronti del governo Draghi viene vista dai suoi ex colleghi di partito come l'ultimo colpo di coda di un animale ormai morente.
A partire da Luigi Di Maio: «La decisione del M5S di non votare la fiducia al governo dimostra una fortissima immaturità politica perché quando un partito non vota la fiducia quello che genera è una crisi in un governo di unità nazionale. Quindi parlare del dettaglio, che poi è la stessa giustificazione che stanno usando i ministri del partito di Conte per rimanere sulle loro poltrone, quando c'è una crisi di governo generale di un governo di unità nazionale, forse significa anche sottovalutare la parola del presidente Draghi. Forse pensavano che si mettesse anche lui a cercare qualche Ciampolillo per far reggere il governo. Invece, dal mio punto di vista, è stato una persona di parola e adesso penso che la palla non sia nelle mani del presidente del Consiglio, sia nelle mani dei partiti. Dimostrino maturità».
Di Maio vede «molto difficile ricomporre la maggioranza anche dopo il momento di chiarimento in aula di mercoledì. Servirebbe un atto di maturità delle forze politiche che la compongono, a partire da quello che fu il M5S e che non è più». Di Maio ha aggiunto che in caso di crisi del governo «non potremo fare più nulla di quello che serve a fermare questa crisi, parlo del decreto da 15 miliardi di euro che serve a fermare il caro benzina e il caro bollette. Non avremo i poteri per fare una legge di bilancio e quindi finiremo in esercizio provvisorio entro fine anno. Lo spread sta già salendo e non abbiamo il potere ai tavoli negoziali internazionali per trattare sul tetto al prezzo del gas, per questo credo che agire in tal senso sia da irresponsabili non capirlo».
Di Maio ha criticato anche i ministri del M5s che «parlano del dettaglio e non della questione» e usano «questa giustificazione per rimanere sulle loro poltrone». E ancora: «Il M5s non c'è più, ora si chiama il partito di Conte. È un partito padronale che ha deciso di anteporre le proprie bandierine alla sicurezza e all'unità nazionale». E conclude: «A me piange il cuore nel vedere che a Mosca stavano brindando, Medvedev brindava ed era contento perché gli era stata servita la testa di Draghi a Putin su un piatto d'argento. Le autocrazie brindano e le democrazie sono più deboli. Anche l'Europa è più debole senza questo governo. Se Conte ritira i ministri dal governo Draghi di fatto si va allo scioglimento delle Camere, non ci sarà nessuna possibilità di mandare avanti il governo. Io lo voglio dire ai cittadini molto chiaramente: questa crisi avrà effetti pesanti. La deputata di Ipf, Lucia Azzolina, ex ministra grillina, sta dalla sua parte: Crisi di governo? È dovuta all'irresponsabilità dei dirigenti di Conte. Dalila Nesci, IpF, sottosegretaria per il Sud e la Coesione Territoriale, anch'essa fuoriuscita, non si trattiene: Non possiamo in questo momento perdere una figura autorevole come quella di Draghi. Siamo in una crisi economica, energetica e rischiamo di perdere anche tutto il lavoro fatto fino ad oggi su Pnrr. Da qui a mercoledì mi auguro che tutte le forze politiche capiscano che è necessario sostenere ancora questo governo.
Anche il viceministro dell'Economia e delle Finanze, Laura Castelli, ex grillina pure lei, è sulla stessa linea: La cosa peggiore io credo è che in queste ore chi ha scatenato questa crisi ha anche dimostrato che non è capace di capire le proprie scelte quali reazioni hanno. ùA livello europeo facciamo una pessima figura".L'operazione di Conte si sta rivelando un vero fallimento. Per tutti.
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