Mancato salvataggio in mare. Ong porta Frontex in tribunale

Sea Watch denuncia l'Agenzia delle frontiere Ue: "Non ci ha permesso di aiutare 20 migranti nel luglio 2021"

Mancato salvataggio in mare. Ong porta Frontex in tribunale

È guerra sulla gestione dei salvataggi di migranti in mare. E Frontex, l'Agenzia per la protezione delle frontiere, che coordina le operazioni marittime, finisce dinanzi al tribunale dell'Unione europea a Lussemburgo, denunciata dalla Ong tedesca Sea Watch, che è supportata dall'organizzazione FragDenstaat. «Nega l'accesso alle informazioni sulle proprie operazioni», sostiene Sea Watch accusando Frontex di avere concorso nel «respingimento illegale» di una ventina di migranti quando, il 30 luglio 2021, mentre erano in difficoltà sul loro natante, furono intercettati nella zona di ricerca e soccorso maltese dalla guardia costiera libica che li trasbordò dalla loro piccola imbarcazione e li ricondusse in Libia. La Ong «presume che Frontex sia stata coinvolta nel respingimento» del barcone «in violazione del diritto internazionale» in quanto, ad assistere alla scena non c'erano soltanto Seabird, l'areo di ricognizione di Sea Watch, e la nave Sea Watch 3, che era la più vicina al natante dei migranti, ma l'area era stata sorvolata più volte da un drone di Frontex. In quell'occasione la Sea Watch 3 non fu informata da nessuna autorità e quindi non poté raggiungere l'imbarcazione dei migranti per prenderli a bordo e, come da prassi, farli sbarcare in Italia. Sea Watch accusa anche le autorità maltesi che «hanno mancato al loro dovere di coordinare i soccorsi e garantire che le persone in pericolo siano portate in un luogo sicuro, come richiesto dal diritto marittimo internazionale e dai diritti umani».

All'Agenzia per la protezione delle frontiere la Ong tedesca imputa la mancata trasparenza sulle proprie attività, non avendo fornito tutto il materiale di cui dispone in merito al caso in questione su cui adesso è chiamata a pronunciarsi la Corte di Giustizia dell'Unione europea. Dopo una richiesta basata sull'ordinanza sulla libertà di informazione sulla missione di Frontex relativa proprio a quel 30 luglio 2021, l'agenzia «ha ripetutamente rifiutato di fornire le informazioni richieste», accusa Sea Watch, fornendo «solo» una parte delle comunicazioni inerenti l'operazione. Per la precisione, su 73 documenti, immagini e un video, ne sono stati forniti «solo» 36 che riguardano, nello specifico, lo scambio di comunicazioni tra Frontex e le autorità libiche, quelle italiane e maltesi in relazione alla missione nel Mediterraneo centrale di quel giorno. E il resto? Per Frontex tutte le informazioni in suo possesso non possono essere divulgate per una questione di «sicurezza pubblica».

Ma Sea Watch non ci sta: «Frontex, utilizzando l'argomento della sicurezza pubblica accusa Marie Naass, Head of Advocacy di Sea Watch - si rifiuta di fornire qualsiasi informazione mentre allo stesso tempo le persone vengono trascinate indietro in un luogo dove ci sono tortura, insicurezza, in violazione del

diritto internazionale. Ciò che Frontex intende quando parla di pubblica sicurezza non è altro che la possibilità di sottrarsi alle proprie responsabilità di fronte al suo coinvolgimento nelle violazioni dei diritti umani».

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