Può dare visioni, scatenare passioni, togliere inibizioni: come ben raccontò Niccolò Machiavelli. Ma può anche uccidere. Ed è maledettamente facile da confondere con verdure innocue. La mandragora, o mandragola che dir si voglia, fa ogni tanto irruzione nella cronaca nera, raccolta incautamente ed incautamente ingerita. Ma stavolta a scatenare l'intossicazione non sono erbe tirate su dal bordo di un campo, ma mischiate agli spinaci surgelati comprati al supermercato con l'etichetta di una delle più importanti aziende del settore, la francese Bonduelle. Una intera famiglia milanese finisce all'ospedale, i lotti di spinaci vengo ritirati dai banconi d'intesa. E Bonduelle, investita da un caso assai scomodo, si precipita a fare sapere che ancora «non esiste alcuna informazione che permette di attribuire la presenza di foglie di mandragora nei prodotti Bonduelle», precisando che il richiamo di alcun lotti» sta avvenendo unicamente come «misura precauzionale». Ma intanto il caso impazza.
Tutto accade a ridosso dello scorso weekend, quando in famiglia - padre e madre sui sessanta, figli di quindici e diciassette anni - iniziano ad accadere cose strane. Prima uno dei ragazzi inizia a sproloquiare, fatica a stare in piedi. Poi l'altro accusa gli stessi sintomi. Dicono cose sconnesse, faticano ad articolare. Quando anche i genitori cominciano a sbandare, la situazione si fa critica. Fortunatamente uno degli adulti riesce a chiamare i soccorsi, l'intera famiglia viene ricoverata al Fatebenefratelli. Vista la concomitanza, l'ipotesi della intossicazione alimentare è la prima a venire formulata. Ma da quale alimento? La risposta arriva in fretta: mandragola, ovvero mandragora officinalis, l'erba che dal tempo dei tempi è sinonimo di alterazione dei sensi. In qualche modo si riesce ad individuare, nei pasti recenti della famiglia, l'unico piatto dove si può essere appostata l'insidia: una confezione d spinaci surgelati.
Di guai analoghi, chi lavora negli ospedali a ridosso delle campagne ne conosce da sempre. La mandragora infesta i campi. Soprattutto quelli di borragine, da cui in certe stagioni è difficile distinguerla. L'equivoco può avere conseguenze tragiche: due anni fa a Marsala un'anziana signora morì dopo avere mangiato della borragine comprata al mercato. E gli spinaci, che della borragine sono parenti, non sono immuni a queste contaminazioni.
L'avvelenamento della famiglia milanese, fortunatamente si conclude meno drammaticamente: individuata la causa, e intervenuti con gli antidoti del caso, madre e figli vengono subiti dimessi, e l'altroieri torna a casa anche il babbo. A far specie è però che l'insidia, se i sospetti sono fondati, si sia andata a nascondere in un prodotto cui l'utente medio guarda con cieca fiducia: i pacchetti di verdura «già lavata-pronta da mangiare» che sorridono dai banchi dei surgelati.
É andata davvero così? Ieri sera l'Ats di Milano comunica che «con riferimento al recente caso di sospetta (non accertata) intossicazione da mandragola al momento sono in corso le specifiche analisi morfobotaniche e tossicologiche». Bonduelle ribadisce: per ora solo ipotesi. Ma intanto quattro lotti di spinaci in foglia con scadenza nell'agosto del 2019 sono stati ritirati, e chi li avesse in casa è invitato a non consumarli.
E le certezze dell'utente medio nella grande industria del cibo vengono messe a dura prova da un altro caso: Esselunga ritira una partita di taleggio a marca Carozzi per sospetti di listeria, l'infezione causata da un batterio che può causare nei casi più estremi meningite e aborti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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