Le mani cinesi sulle miniere del Congo

I ribelli del Rwanda a Goma: 20 morti, 360 feriti. Nel mirino coltan, oro e diamanti

Le mani cinesi sulle miniere del Congo
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«Non si può continuare a fare finta di non sapere. I ribelli sono entrati a Goma, è una catastrofe annunciata. Si combatte da giorni, ma il mondo ha deciso di voltarsi dall'altra parte». Francesco Barone, docente di Pedagogia della cooperazione sociale e internazionale all'università dell'Aquila, e responsabile della onlus Help Senza Confini, fa la spola tra l'Italia e il Kivu dove da anni con la sua associazione sta portando avanti progetti alimentari e di scolarizzazione. L'ultima sua testimonianza diretta risale a due giorni fa: il campo profughi dove era stato portato cibo dai volontari italiani è diventato bersaglio dei razzi lanciati dai ribelli. Il bilancio dei morti, purtroppo, va aggiornato quotidianamente con la popolazione stremata. I volontari italiani, per fortuna, stanno bene.

La notizia della drammatica situazione nel Nord Kivu (regione Est dell'ex Zaire), con i ribelli filo-rwandesi del Movimento 23 Marzo (M23) che da ieri marciano sulla capitale Goma, è diventata di dominio globale a 4 anni dall'assassinio del nostro ambasciatore Luca Attanasio, trucidato con il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo da un commando jadhista nella medesima area. Questa volta gli interessi in ballo sono altri, poiché sta andando in scena l'ennesimo braccio di ferro tra Russia e Cina da una parte e Occidente, a trazione belga, dall'altra. La ragione del contendere riguarda le aree minerarie, floride di diamanti, oro e coltan. I video che circolano in rete documentano la presenza dei ribelli per le strade cittadine. C'è chi scappa, ma in tanti festeggiano la liberazione. Le sparatorie a Goma (2 milioni tra abitanti e profughi) sono proseguite anche dopo il calare del sole. A terra i corpi di almeno una ventina di persone (almeno 360 i feriti) e purtroppo si parla anche di stupri. Chiuse le frontiere con il Rwanda: nessuno entra o esce, a parte il personale delle Nazioni Unite e le loro famiglie, evacuati ieri mattina. L'aeroporto interazionale è sotto il controllo dei caschi blu. Colpi di artiglieria sparati dall'esercito congolese avrebbero raggiunto in serata Rubavu, 5 km oltre il confine rwandese. I media locali rivelano anche di un'evasione di circa 3mila prigionieri dal carcere di Goma, e i dati dell'Onu parlano di 400mila sfollati. I miliziani avevano intimato all'esercito congolese di consegnare le armi entro 48 ore. Alla scadenza è scattata l'irruzione dopo anni di concitazione sul confine e i timori di un conflitto più ampio fra Kinshasa e Kigali. Le autorità rwandesi sono accusate di foraggiare l'M23 per garantirsi un afflusso di materie prime sottratte alle miniere congolesi, un ruolo smentito, ma in modo non del tutto convincente, dal presidente Paul Kagame.

Le tensioni si sono riaccese nel 2021, in un triangolo di rivendicazioni e sospetti fra Congo-Kinshasa, Rwanda e Uganda. Kinshasa accusa Kigali di sostenere i miliziani tutsi dell'M23, avvalendosi dell'aiuto indiretto di Kampala. Sul campo l'M23, che dispone di 4mila uomini, è fronteggiata da una coalizione raccogliticcia tra l'esercito regolare, i caschi blu di nazionalità bengalese dell'Onu e una compagine di gruppi locali.

Il conflitto vede in campo direttamente, anche se sotto mentite spoglie, i soliti noti. Il Congo è sostenuto dal Belgio, ma anche dalle armi provenienti dagli Usa e persino dai carri armati offerti dall'Ucraina. Dietro il Rwanda c'è la Cina, che ha ampiamente partecipato al cambiamento strutturale del Paese e che ha forti interessi nel mettere le mani sulle miniere del Nord Kivu. Mosca sostiene la causa di Kigali e ha dotato i ribelli di missili e di due caccia Sukhoi. Anche Erdogan coopera attivamente con Kagame e ha inviato istruttori militari.

L'escalation è stata oggetto domenica di un consiglio di sicurezza straordinario dell'Onu.

L'incontro è stato richiesto da Kinshasa e appoggiato dalla Francia. Guterres spinge per la mediazione dell'Angola, ma il Kenya avrebbe bruciato tutti sul tempo annunciando un summit tra i presidenti di Congo e Rwanda domani ad Arusha (Tanzania).

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