Il Capo del Gabinetto del Tesoro, che è una figura tecnica, è finito al centro di un attacco portato avanti dal MoVimento 5 Stelle. L'onorevole Francesco Silvestri, deputato e presidente della Commissione Affari Costituzionali, ha chiesto chiarimenti sulla possibile esistenza di un conflitto d'interessi. A tornare sulla scena, ancora una volta, è la manina tirata in ballo più volte dall'esecutivo.
Sullo sfondo c'è il presunto ottenimento di un immobile, situato in Puglia, ricevuto grazie a quello che sarebbe stato un accordo con la Croce Rossa.
"Ci hanno dato degli incompetentiì e dei complottisti - ha dichiarato Silvestri attraverso una nota - , ci hanno detto che non esisteva alcuna manina: il classico atteggiamento della vecchia politica quando deve coprire le proprie magagne e quelle dei suoi amici - ha continuato - . Ora però, grazie a un'inchiesta giornalistica, si viene a scoprire che il capo di gabinetto del MEF, Roberto Garofoli, aveva più di un legame con la Croce Rossa e gli scambi di favore tra il ministero e l'associazione sembrerebbero essere una prassi consolidata". Il Capo di Gabinetto, insomma, è chiamato a dei chiarimenti sulla vicenda emersa da una delle due forze politiche che costituiscono l'esecutivo gialloverde.
Senza spiegare questi accadimenti, Garofoli, questo il cognome della figura tecnica in questione, deve farsi da parte: l'esponente del MoVimento non ha dubbi. Ma da dove deriva questa presa di posizione? Come riportato dall'Huffington Post, è stato un articolo de Il FattoQuotidiano a contribuire: "il capo di gabinetto - si legge sul quotidiano citato - pochi mesi prima ha fatto un ottimo affare: è riuscito ad aprire un lussuoso B&B nel cuore di Molfetta proprio grazie alla Croce Rossa, ottenendo dai suoi vertici, a buon prezzo, un immobile che per nove anni aveva inutilmente preteso a suon di carte bollate". Sul quotidiano diretto da Travaglio si possono leggere quelli che sarebbero ulteriori dettagli: "La vendita, evidentemente, è sembrata vantaggiosa al commissario liquidatore Ravaioli, che il 18 dicembre 2017 firma di suo pugno la procura speciale per trasferire la proprietà a Garofoli e dichiarare cessati i motivi di lite. Dieci giorni dopo, il 28 dicembre, col parere positivo del ministero, otterrà la proroga dell’incarico (170 mila euro l’anno) “fino al completamento delle operazioni di liquidazione”; tempo pochi mesi e dal Mef arriva pure la 'manina' che rifinanzia per tre anni la struttura. Ravaioli, contattata dal Fatto, prima sostiene di “non ricordare”, poi invia una nota: 'Tutto secondo le norme'".
"Se davvero fosse così - ha continuato il deputato Silvestri, dopo aver evidentemente letto questa inchiesta - quei soldi infilati di straforo nel dl fiscale che, ricordiamo, sarebbero stati tolti
indebitamente dalle tasche dei cittadini per finanziare un ente in liquidazione, assumerebbero tutto un altro significato. E' un fatto di una gravità inaudita: Garofoli chiarisca subito o lasci immediatamente il suo incarico".
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