Sarà che Conte è fragile come un vaso d'argilla; sarà che la sua maggioranza ormai s'incaglia e bisticcia su ogni provvedimento; sarà che il Quirinale sbuffa un giorno sì e l'altro pure chiedendo maggior collaborazione; sta di fatto che, in queste ore, i giallorossi aprono alle proposte dell'opposizione. Sul capitolo Finanziaria è il solito attacco alla diligenze dove tutti, anche i partiti di maggioranza, cercano di piazzare una bandierina. È sempre stato così, a prescindere dal Covid. E come sempre spetta al ministro dell'Economia tenere chiusi i cordoni della borsa cercando di evitare il bagno di sangue in termini di esborsi e debiti. Sul capitolo dl ristori, invece, il centrodestra è riuscito a dire la sua in molti settori.
Sui contributi, per esempio. Maggiore indulgenza su chi li paga in ritardo e detassazione di quelli erogati ai lavoratori autonomi. Una vittoria di Forza Italia, sempre in prima fila nelle battaglie per un fisco meno vorace. Sui trasporti: 90 milioni di euro per favorire delle convenzioni tra pubblico e privato in modo che non si replichi il disastro di settembre con bus, metro e tram presi d'assalto da studenti e lavoratori. Sulle bollette, concessione fatta al Carroccio, con la costituzione di un fondo di 180 milioni per scontare i costi fissi (trasporto energia e onori di sistema) delle fatture spedite alle imprese che hanno dovuto chiudere le proprie attività. E seguendo una sorta di manuale Cencelli c'è anche il contentino per Fratelli d'Italia che ha chiesto la proroga della golden power per tutelare i settori strategici italiani di fronte a eventuali scalate ostili.
Insomma, il governo sembra essersi seduto al tavolo della trattativa con l'opposizione e pare archiviato l'atteggiamento delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Che lo faccia per non irritare ulteriormente il Quirinale; o perché l'opposizione ce l'ha nelle stanze di palazzo Chigi (leggasi renziani e pezzi di dem) sta di fatto che qualche concessione al centrodestra è arrivata. Salvini dal canto suo una mano la vuole dare e parla a nome della coalizione: «Stiamo lavorando per migliorare la manovra economica, i decreti ristori e per difendere i decreti sicurezza», ammette. La Meloni, caso più unico che raro, per una volta ringrazia Conte che s'è detto pronto a rivedere le limitazioni agli spostamenti. E gli azzurri, nel centrodestra i più disposti a dare una mano, ringraziano per il nulla osta ad alcuni emendamenti berlusconiani.
Da qui a salutare la nascita di larghe intese ce ne corre, però. Di fatto sono arrivati dei contentini. Briciole quando servirebbero pagnotte. Mette i puntini sulle «i» Anna Maria Bernini, capo dei senatori forzisti: «Non bastano piccole aperture, qualche concessione fatta alle opposizioni, tra l'altro strappata non senza fatica, per poter finalmente parlare di collaborazione - dice -. Il bilancio finale dei lavori delle commissioni riunite sui Decreti ristori ci lascia insoddisfatti». Certo, c'è soddisfazione per i maggiori fondi alle Regioni più colpite dal covid, la riduzione degli oneri delle bollette elettriche a uso non domestico e il sostegno al trasporto locale. «Ma si tratta purtroppo di appena 380 milioni su un totale di 18 miliardi stanziati, e ai quali noi abbiamo contribuito votando gli scostamenti di bilancio, che francamente ci lasciano l'amaro in bocca», rimarca.
E la prossima partita è sui quasi 200 miliardi fondi europei del Recovery Fund. Giorgio Mulè mette in guardia: «Stop al teatrino andato in onda negli ultimi giorni tra i partiti di maggioranza e il Re Solo, Conte, che dispensa piani programmatici come se amministrasse un condominio.
Fi presenterà proposte argomentate e dettagliate sulle modalità di investimento ed utilizzo dei soldi in arrivo». E Antonio Tajani assicura: «Da parte nostra massima disponibilità per trovare soluzioni adatte. Siamo pronti a sederci intorno al tavolo. Serve la riforma del fisco, della burocrazia, della giustizia e della sanità».
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