Roma - Governo in alto mare, mette mano alle forbici. L'unica cosa certa è che la legge di Bilancio che è all'esame dell'Aula di Montecitorio e sulla quale ieri è stata messa la fiducia, sarà completamente da riscrivere. Ieri il premier Giuseppe Conte, i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono dati appuntamento a Palazzo Chigi per fare il punto su reddito di cittadinanza e Quota 100.
C'era attesa ieri per le nuove stime sulle coperture necessarie ai due provvedimenti bandiera di Movimento 5 stelle e Lega, ma non sono usciti dettagli dal vertice. Segno che le attese stime al ribasso sul costo delle riforme non sono arrivate. Impossibile mantenere intatte le platee del sussidio e della riforma previdenziale, ridimensionando i costi previsti. Cioè 6,7 miliardi per le pensioni e 9 miliardi per il reddito. Per questo il vertice di ieri si è trasformato in una caccia alle coperture. Oltre alle pensioni d'oro, oggetto di un altro giro di vite indigesto alla Lega, confermata l'intenzione di colpire l'editoria, anche se gradualmente. Il taglio dei fondi per il settore del 20% nel 2019, 50% nel 2020, 75% nel 2021 fino a raggiungere lo stop definitivo nel 2022. In tre anni, dunque, spariscono i fondi all'editoria per Avvenire (5,9 milioni di euro); Italia oggi (4,8); Libero (3,7); Manifesto (3) Il Foglio (800mila euro).
«Faremo un taglio graduale», ha commentato il vicepremier Luigi Di Maio, «in modo tale che tutti i giornali possano stare sul mercato e non godere più di concorrenza sleale da alcuni che prendono invece soldi pubblici».
Ha fatto discutere l'assenza del ministro dell'Economia Giovanni Tria, che nelle ultime fasi della sessione di bilancio si è tenuto in disparte sia sul fronte interno, monopolizzato dai vicepremier Salvini e Di Maio, sia su quello europeo, con la trattativa saldamente in mano al premier Conte.
Nessun giallo, quello di ieri era un vertice «politico», il ministro dell'Economia tornerà quando si parlerà di saldi.
Tra le ipotesi circolate ieri anche quella di pagare i bonus degli statali in Btp. La parte variabile dello stipendio dei dipendenti pubblici sarebbe integrata con titoli di Stato.
I provvedimenti chiave della prossima legge di bilancio ancora non ci sono. E non vedranno la luce fino a quando non sarà in qualche modo chiaro il quadro delle risorse a disposizione. Cioè quanto deficit sarà concesso dall'Unione europea.
Intanto il testo del disegno di legge è approdato all'Aula di Montecitorio. Un bilancio che probabilmente cambierà nei saldi (il deficit al 2,4% del Pil non è sostenibile), ma anche nel merito. Ieri si è consumato lo scontro sulle penalizzazioni fiscali a carico delle automobili a idrocarburi.
Facile immaginare che anche questo capitolo sarà modificato, con soluzioni simili a quelle già sperimentate con il decreto fiscale, quando l'opposizione del M5s ha provocato lo stralcio del condono. L'iter parlamentare prosegue con qualche incidente di percorso. Ieri il ddl è tornato alla Commissione Bilancio per delle correzioni di dettaglio.
E il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, ha posto la questione di fiducia nell'Aula della
Camera. Per approvare la manovra si dovrà ricorrere a una maratona. Oggi pomeriggio inizieranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia, alle 18,50 il voto. Obiettivo: approvarla domani, giorno dell'Immacolata concezione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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