Manovra, le parti sociali vanno in ordine sparso sulla riforma fiscale

Il governo convoca Cgil, Cisl e Uil per domani. No di Confindustria, ma Confartigianato apre

Manovra, le parti sociali vanno in ordine sparso sulla riforma fiscale

Domani i sindacati saranno ricevuti al ministero dell'Economia per discutere della riforma fiscale appena varata dal tavolo tecnico di maggioranza. Il confronto non si preannuncia semplice perché nelle manifestazioni unitarie di ieri in varie piazze italiane Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito i propri obiettivi: tagliare le tasse ai lavoratori e ai pensionati, a partire dai redditi più bassi, destinando loro gli 8 miliardi stanziati in manovra sulla partita fiscale. Questa richiesta si coniuga con quella relativa al superamento definitivo della legge Fornero sulle pensioni che sarà oggetto di un altro tavolo di concertazione al ministero del Lavoro.

«Non siamo disponibili a fare da spettatori», ha dichiarato ieri il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, aggiungendo che «non abbiamo nessuna intenzione di fermarci nelle nostre proteste e iniziative, abbiamo intenzione di portare a casa dei risultati concreti per le persone che rappresentiamo». In particolare la critica della Cgil è concentrata sul fatto che «servono molto più di 8 miliardi se si vuole fare una riforma vera» per «aumentare i redditi da lavoro e da pensione, a partire da quelli più bassi». Valutazioni analoghe ma caratterizzati da una maggiore apertura al dialogo quelle del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. «Positiva la convocazione» ha detto ribadendo che lo scopo del confronto è «una riforma equa che renda strutturale il taglio su lavoro e pensioni».

L'accordo politico raggiunto giovedì scorso destina, infatti, 7 miliardi alla riduzione dell'Irpef (tramite l'abbassamento della seconda e della terza aliquota) e un miliardo all'esenzione Irap per ditte individuali, autonomi e start up. Questa impostazione oltre a non convincere i sindacati ha lasciato molto insoddisfatta anche Confindustria. Il presidente Carlo Bonomi ritiene che la priorità sia la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro tagliando di due terzi i contributi a carico dei dipendenti e di un terzo quelli sulle imprese: «Per le aziende non c'è nulla». In un'intervista al Corriere ha evidenziato come «nel resto della manovra ci sono una serie di interventi che minano la crescita delle aziende». Tra questi figurano il decalage su Transizione 4.0, l'abolizione del patent box, la modifica del riallineamento patrimoniale degli asset delle imprese. Nell'idea di Bonomi, sarebbero necessari 13 miliardi e le risorse per trovare gli altri 5 ci sarebbero «se ci fosse la volontà di andare nella direzione giusta», ossia intervenendo su reddito di cittadinanza e prepensionamenti.

Il problema è che le parti datoriali non sono compatte nel sostenere questi argomenti. Se le tesi di Confindustria sono condivise da Confcommercio, Confesercenti e Alleanza delle Cooperative, lo stesso non vale per Confartigianato, entusiasta dell'abolizione dell'Irap per le ditte individuali.

«La scelta che si profila - ha sottolineato il presidente Marco Granelli - prevedendo l'abrogazione dell'Irap per tutte le persone fisiche, oltre a comportare un risparmio per ditte individuali di oltre 900 milioni, semplifica la vita a oltre 1,6 milioni di contribuenti».

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