Il pressing di Forza Italia per una manovra più incisiva sui temi economici dirimenti per il centrodestra (pressione fiscale in calo, cartelle esattoriali, pensioni) ha conseguito un primo risultato. Il governo sta, infatti, rivedendo le fonti di entrata per ripensare una legge di Bilancio che nei prodromi appare tutta concentrata sul contenimento degli effetti dei rincari dell'energia. In particolare, si valuta l'utilizzo di 5-7 miliardi di fondi Ue 2014-2020 non spesi e una rimodulazione della tassa sugli extraprofitti per finanziare altri interventi.
Ma andiamo con ordine. A far alzare la soglia di attenzione del partito di Silvio Berlusconi sono state le dichiarazioni del viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, lunedì in tardissima serata a Quarta Repubblica di Nicola Porro su Rete 4. «Vorremmo estendere la flat tax incrementale ai dipendenti ma i numeri sono robusti ed è più complesso farlo. I dipendenti però - penso a quelli del settore privato - hanno il premio di produttività sul quale si applica un 10% fino a 3.000 euro. Possiamo lasciare il 10% fino a 3.000 euro e poi sulla parte che supera i 3.000 possiamo applicare il 15%, oppure possiamo applicare il 5% sui 3.000 euro», ha detto Leo. Le cartelle fino a 1.000 euro, ha proseguito, potranno essere «cestinate», mentre per quelle tra 1.000 e 3.000 euro «l'imposta evasa può essere ridotta dal 50%». L'operazione varrebbe sulle cartelle fino al 2015.
Anche il sottosegretario leghista all'Economia, Federico Freni, ha confermato che il capitolo previdenziale non prevede esborsi massicci. «Tenderei a escludere che Quota 41 partirà netta, secca, senza un requisito anagrafico», ha dichiarato specificando che «partirà, probabilmente con 61 o 62 anni, vedremo come e quando, ma certamente partirà e nel 2023 non ci sarà la legge Fornero». Come da indicazioni del sottosegretario al Lavoro Durigon, la definizione di limiti di accesso al pensionamento anticipato dovrebbe contenere la spesa nel 2023 a 700 milioni di euro per una platea che dovrebbe fermarsi ben prima delle 50mila unità.
Tutte sottolineature che hanno aumentato il malumore di Forza Italia che ha riunito i ministri con i capigruppo Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, vergando uno sferzante comunicato. Fi, si legge nel testo, «contribuirà in maniera determinante alla scrittura della prossima legge di Bilancio, dalla quale dipendono le possibilità di ripresa e rilancio della nostra economia». Gli azzurri hanno accettato che la soglia del deficit/Pil nel 2023 fosse alzata al 4,5% per recuperare 21 miliardi e «mettere in campo misure di sostegno alle famiglie e alle imprese per un totale di ben 30 miliardi». Ma ci sono anche altri punti imprescindibili di politica economica: «una pace fiscale molto estesa», invertire la rotta sulle pensioni «adeguando gradualmente i trattamenti a partire dai più bassi», una «defiscalizzazione per i giovani nuovi assunti». Ecco perché, conclude la nota, «per migliorare ulteriormente la manovra Fi si è impegnata a presentare entro venerdì al ministro dell'Economia Giorgetti un ulteriore pacchetto di proposte».
Queste precise indicazioni hanno avuto un primo risvolto. Il viceministro Maurizio Leo, intervistato ieri pomeriggio da SkyTg24, ha iniziato a parlare di maggiori entrate, forse per non impiegare sulle bollette quei 21 miliardi di deficit aggiuntivo rispetto al quadro tendenziale. In merito alla tassa sugli extraprofitti delle imprese energetiche, ha ricordato che «l'aliquota che si applica oggi è del 25%, il regolamento europeo a cui dobbiamo fare riferimento parla del 33%, potremmo attestarci su quella misura o andare anche oltre».
Inoltre ha rimarcato che «altre risorse si possono intercettare» tramite i fondi strutturali non usati dall'Italia «che dovrebbero cubare 5-7 miliardi e verrebbero messi al servizio del caro bollette». Un modo per recuperare una decina di miliardi e varare una manovra più «generosa» verso l'elettorato tradizionale del centrodestra.
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