Manovra da quadrare. E i sindacati pensano a fare subito sciopero

Cgil e Uil: mobilitazione il 16 dicembre. Ma la Cisl non ci sta. Il governo: "Incomprensibile"

Manovra da quadrare. E i sindacati pensano a fare subito sciopero

La definizione della legge di bilancio 2022 si avvicina, con la corsa contro il tempo per l'approvazione in Senato, ma la varietà di partiti e di posizioni che compongono la maggioranza di governo rende il percorso tortuoso. A complicare le cose ci si mettono anche Cgil e Uil che proclamano uno sciopero generale di 8 ore il 16 dicembre, con manifestazione nazionale a Roma e iniziative interregionali in altre quattro città. «Pur apprezzando lo sforzo e l'impegno del premier Draghi e del suo esecutivo - spiegano i sindacati che oggi in una conferenza stampa illustreranno le ragioni e le modalità dello sciopero - la manovra è stata considerata insoddisfacente da entrambe le organizzazioni sindacali, in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un'occupazione stabile». Ma la Cisl non ci sta. Oggi si riunirà la segreteria, ma il segretario Luigi Sbarra in una nota già si dissocia: «La Cisl considera sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese». Sbarra sottolinea che la manovra è cambiata e che non ha senso incendiare lo scontro. Da fonti del governo trapela irritazione: lo sciopero generale è considerato «incomprensibile».

Il disegno di legge deve ottenere il via libera dal Parlamento entro il 31 dicembre, altrimenti scatterà l'esercizio provvisorio. Il testo è ancora in discussione alla commissione Bilancio del Senato e per il momento l'approdo in aula è atteso per il 19 dicembre. Poi il testo dovrebbe arrivare blindato alla Camera il 21 dicembre, per ottenere il via definitivo entro Natale. Ma visti i contrasti nella maggioranza e questa mossa a sorpresa dei sindacati, potrebbe slittare tutto, come già accaduto altre volte, a Capodanno. Eppure l'esecutivo in queste ultime settimane ce l'ha messa tutta per far incontrare partiti della maggioranza e parti sociali, al fine di stilare una lista di emendamenti concordata, da portare in commissione Bilancio al Senato. Rispetto alla valanga di modifiche iniziali (6.300), infatti, il governo ha subito messo in chiaro che l'esame si sarebbe concentrato su un massimo di 500 emendamenti, che in tutto dovrebbero costare 600 milioni. Ancora troppo pochi per fare tutto quello che chiedono i partiti e i sindacati.

Non sarà facile trovare un equilibrio in grado di accontentare tutti. Dal superbonus alla proroga delle cartelle, dal patent box al cashback fiscale, i veti incrociati sono in agguato. I capigruppo, insieme ai relatori e al governo, hanno deciso di sedersi ad un tavolo per definire un orientamento comune sui sei temi più divisivi: superbonus, scuola, reddito di cittadinanza, pensioni, contrasto del caro bollette e sisma. C'è chi chiede, come il segretario del Pd, Enrico Letta, un'assunzione di responsabilità delle forze politiche. Un patto tra i partiti che sostengono questo governo.

Letta ha paura che la prima manovra di questo governo possa trasformarsi in un Vietnam parlamentare che potrebbe riverberarsi anche sull'altro grande appuntamento dopo le festività natalizie: l'elezione del capo dello Stato.

Battaglia campale sul reddito di cittadinanza - che i 5 Stelle difendono e che la Lega vuole tagliare per destinarlo al taglio delle tasse - e sulle pensioni.

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