«Non abbiamo pensato al consenso, ma a fare scelte politiche e utili. È una manovra coraggiosa che racconta una visione». Giorgia Meloni, il giorno della presentazione della sua prima manovra di bilancio si presenta in sala stampa insieme al vicepremier Matteo Salvini, al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, al viceministro Maurizio Leo e alla ministra del Lavoro Marina Calderone. E analizza punto per punto una legge di Bilancio che ha una chiara impostazione: mette al centro chi produce e lavora, come testimoniano l'innalzamento della flat tax per gli autonomi a 85 mila euro, la cancellazione del reddito di cittadinanza a partire dal 2024 e la priorità concessa alle bollette delle imprese.
«Non favoriamo i ricchi, nessun condono, solo operazioni di buon senso». Il tutto agendo «come quando ti occupi di bilancio familiare, se mancano risorse, non stai lì a preoccuparti del consenso, ma di cosa fare per far crescere la famiglia nel migliore dei modi». Accanto a lei Giorgetti batte sul tasto della serietà e della coerenza. «Presentando la Nadef avevamo indicato una linea prudente, responsabile e sostenibile: siamo stati coerenti con l'aggiunta di un approccio coraggioso e giusto. Avere il coraggio di prendere scelte anche impopolari è importante».
Sono due le direttrici su cui si è concentrato il governo: mettere in sicurezza il tessuto produttivo e lavorare sulla giustizia sociale, «ovvero sull'attenzione alle famiglie e ai redditi più bassi». Su una manovra di 35 miliardi, i provvedimenti per l'energia sono di circa 21. «Ovviamente spiega Meloni le due scelte fondamentali riguardano i crediti di imposta per le aziende, per cui è previsto un credito che si applica su parte dell'aumento che le imprese hanno subito. Noi confermiamo e aumentiamo i crediti dal 40 al 45% per le aziende energivore e fino al 35% per le non energivore».
Sul fronte delle famiglie la calmierazione delle bollette riguarderà i nuclei che hanno un Isee massimo di 15mila euro. «La platea si allarga, ma chiaramente la misura è per quelle più bisognose e vale 9 miliardi di euro», con risorse proveniente anche dalla norma sugli extraprofitti. L'impianto della manovra riserva molta attenzione agli autonomi, ma ci sono misure pensate per portare più denaro anche nelle tasche dei dipendenti. Sono state predisposte «tre tasse piatte», tra cui quella «sui redditi incrementali alle partite Iva che hanno una tassa piatta del 15% sul maggiore utile conseguito rispetto al triennio precedente con soglia massima 40 mila euro. C'è poi l'aumento della flat tax a 85 mila euro e l'introduzione della tassa piatta al 5% sui premi di produttività fino a 3 mila euro, contro il 10% attuale». Per i lavoratori dipendenti c'è il taglio del cuneo fiscale: «Non solo confermiamo quello del 2%, che sui redditi fino a 35 mila euro andrà a beneficio interamente del lavoratore. Ma aggiungiamo un punto per i redditi fino a 20 mila euro. È la misura più costosa, 4 miliardi: la priorità è aumentare lo stipendio a coloro che hanno redditi più bassi».
Una buona notizia per tanti italiani è naturalmente la tregua fiscale sulle cartelle esattoriali. «Non un condono ma una operazione vantaggiosa per lo Stato. Vengono annullate le cartelle inferiori a mille euro e antecedenti al 2015. Per tutte le altre si paga il dovuto con una maggiorazione unica del 3% e con la rateizzazione». Infine l'exit strategy graduale dal reddito di cittadinanza. Con una stoccata a Giuseppe Conte.
«Vedo forze politiche che chiamano la piazza, va bene tutto però vorrei sapere se chi lo ha pensato lo ha immaginato come uno strumento dello Stato per occuparsi delle persone dai 18 ai 60 anni. C'è gente che lo prende da tre anni, evidentemente non ha funzionato».
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