Manovra, Ue stoppa tetto al Pos. "Contrasta gli impegni sul Pnrr"

Governo verso la marcia indietro dopo i dubbi della task force Recovery di Bruxelles. Solo oggi il testo alla Camera

Manovra, Ue stoppa tetto al Pos. "Contrasta gli impegni sul Pnrr"

La prima, vera frenata alla manovra arriva da Bruxelles. Dove la task force sul Recovery presieduta dalla francese Céline Gauer ha iniziato a spulciare il Documento programmatico di bilancio 2023 - di fatto la sintesi di misure e coperture della prossima finanziaria - inviato cinque giorni fa dal governo italiano alla Commissione Ue. Una valutazione sulle tabelle, con qualche dubbio su circa 16 miliardi di coperture non specificate (catalogate alla voce «altro») e grandi perplessità sulla modifiche del tetto all'obbligo di utilizzare il Pos. Una misura a cui Giorgia Meloni teneva molto, anche per dare un segnale politico ben preciso. Ma che, fanno notare da Bruxelles, impatta con gli impegni legati al Pnrr. Il limite all'uso di contanti, infatti, rientra nelle misure per la lotta all'evasione fiscale previste dal Recovery. Su cui avevano già dato via libera prima Giuseppe Conte (introducendo l'obbligo, ma senza sanzioni) e poi Mario Draghi (obbligo e sanzione). Insomma - è il messaggio arrivato da Bruxelles - nessun problema se l'Italia vuole introdurre modifiche all'obbligo di utilizzo del Pos, purché in manovra si preveda una norma anti-evasione «sostitutiva», così da non compromettere gli obiettivi del Pnrr. Le interlocuzioni sono in corso. E quando nei prossimi giorni i vertici della direzione generale della Commissione Ue e i tecnici della task force sul Recovery saranno a Roma per confrontarsi con il governo italiano, Raffaele Fitto - ministro per gli Affari europei e il Pnrr - farà il possibile per salvare l'intervento sul Pos. Una strada, però, piuttosto in salita. Anche per i tempi strettissimi, che rendono complicato elaborare un intervento anti-evasione alternativo. Non è un caso che Luca Ciriani scelga un approccio soft. «Vedremo e discuteremo con l'Ue, di certo non è la fine del mondo», spiega il ministro per i Rapporti con il Parlamento.

È anche per l'interlocuzione in corso con Bruxelles, forse, che il testo della legge di Bilancio non è ancora arrivato alla Camera. Dovrebbe finalmente essere depositato questa mattina, prima che a Palazzo Chigi si riuniscano Meloni e i capigruppo di maggioranza per fare il punto sulla manovra. Forza Italia, ribadisce il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, insiste infatti sulla necessità di «uno sforzo in più sulle pensioni minime, arrivando almeno a 600 euro», sulla detassazione dei nuovi assunti e sul superbonus. La premier oggi vedrà anche il leader di Azione, Carlo Calenda. Ma l'obiettivo è soprattutto quello di saldare l'asse con gli alleati in vista della discussione alla Camera sulla legge di Bilancio. Anche perché - seppure con toni diversi - sia dalla Lega che da Forza Italia si lamenta una mancata condivisione delle misure in manovra e non solo. Ieri sera, per dire, al Senato più d'uno è caduto dalle nuvole quando è arrivato l'emendamento di maggioranza al decreto sulle missioni Nato per prorogare di un anno - al 31 dicembre 2023 - l'invio di armi in Ucraina.

Una decisione su cui ha spinto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e assolutamente coerente con la linea da sempre tenuta da Meloni. Ma che non accende gli entusiasmi del Carroccio. E che anche Forza Italia, per una questione soprattutto di forma, avrebbe preferito condividere con almeno qualche ora di anticipo.

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