Mariam, 18 anni, uccisa da una gang di bulle

Nata in Italia da genitori egiziani, massacrata di botte su un autobus a Nottingham

Mariam, 18 anni, uccisa da una gang di bulle

La rosa nera rimanda a favole gotiche di orrore e violenza. Non è un caso quindi che Mariam Moustafa, 18 anni, fosse chiamata proprio così - Black Rose - dal branco che l'ha massacrata di botte, fino a ucciderla. Un branco anomalo, che getta nel cestino il solito canovaccio - inconsciamente consolatorio - dello stereotipo del gruppo criminale composto da uomini cattivi e, possibilmente, stranieri.

No, qui i carnefici hanno i volti «rassicuranti» di chi, spesso, è vittima di femminicidi: ragazze adolescenti. Una comitiva di otto «piccole» donne, ma con la ferocia dei picchiatori professionisti. Tutte coetanee di Mariam, o poco più giovani di lei. Il «bestial attack», come lo definiva ieri in prima pagina il Nottingham Post sotto un enorme «Why?» affiancato al volto sfigurato di Mariam, è partito in un pullman diretto verso il centro della città inglese. Mariam era in fondo al bus, da sola. Poi sono arrivate loro, le sue aguzzine, e per la giovane italo-egiziana (nata a Roma da genitori originari del Cairo, poi trapiantati in Italia) non c'è stato nulla da fare: pugni, calci finché la nostra connazionale è svenuta. Nessuna l'ha difesa. Solo quando l'agguato è finito, l'autista ha chiamato i soccorsi. Della baby gang non c'era più tracce.

Mariam è stata trasportata in ospedale e qui sarebbe avvenuto qualcosa di incomprensibile: i medici la visitano, non capiscono che è in corso una emorragia cerebrale, e la rispediscono a casa. Qui Mariam entra in coma e, dopo qualche giorno, muore. Sul suo profilo Facebook tante foto: sorrisi, abbracci di amici, la spiaggia e il mare di Ostia. Tutti ricordi belli che Mariam voleva continuare a custodire negli occhi. E nel cuore. Poi la notizia del padre che, per ragioni di lavoro, è costretto a trasferirsi a Nottingham. Un trauma per la moglie e le due figlie, che a Ostia si sentivano di casa. Non così a Nottingham dove la famiglia Moustafa non viene accolta bene: il quartiere è popolare, molti gli stranieri, ma tra loro pochissima solidarietà. E così quando inizia a circolare quel nomignolo dal sapore neanche tanto velatamente razzista - Black Rose - la comunità non si stringe attorno a Mariam. Non le fa scudo.

Anche Miriam non prende troppo sul serio la provocazione e continua a fare la sua normale vita di studentessa modello. Le cose cambiano in agosto, quando la ragazza subisce la prima aggressione. Violenta. Immotivata. Le sue stalker sono sempre le stesse: quel maledetto gruppo di ragazze inglesi, invidiose forse del fascino di Mariam a cui più di un ragazzo del quartiere fa il filo. «Mia figlia era una ragazza seria e non dava confidenza a nessuno - racconta il padre della vittima -. Era felice perché aveva appena vinto una borsa di studio al college. Me l'hanno ammazzata due volte: prima con un'aggressione cui nessuno ha saputo, o voluto opporsi; poi in ospedale dove hanno sottovalutato il suo stato di salute. Ora chi ha sbagliato deve pagare. Non voglio vendette, ma pretendo giustizia».

La polizia inglese, con colpevole ritardo, ha aperto un'inchiesta. Ma dal linciaggio sono trascorsi giorni preziosi e rintracciare le ragazze colpevoli diventa sempre più difficile. Nebbiose le notizie sulle indagini: una ragazza sospettata di far parte del branco sarebbe stata individuata, interrogata dagli inquirenti, ma subito rilasciata. Al Cairo è in corso una mobilitazione con la campagna «I diritti di Mariam non andranno perduti» e la vicenda rischia di incrinare perfino i rapporti diplomatici tra Egitto e Gran Bretagna. Anche la sorella minore di Mariam pare infatti che lo scorso anno abbia subito, impunemente, un pestaggio a sfondo razziale da parte della stessa gang femminile.

Intanto sulla rete circolano brevi frame dell'aggressione: si vede Mariam impietrita dalla paura mentre il branco la accerchia minaccioso. Poi, per fortuna, l'immagine si interrompe.

La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta e questa sera il programma tv Le Iene dedicherà un servizio al dramma di Mariam. Che nulla e nessuno potrà più riportare in vita. Ma che almeno le sue carnefici marciscano in galera.

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