Alle 13 in punto di ieri quando un'ambulanza ha riportato a casa il corpo del piccolo Rayan, 5 anni appena, la folla che si è radunata attorno alla casa, tace. Un silenzio che piomba su tutto il Marocco, ancora sotto shock per la storia del bimbo inghiottito da un pozzo profondo 32 metri, rimasto prigioniero per cinque giorni prima di essere estratto ormai senza vita. In migliaia hanno riempito la strada sterrata che sui monti del Rif, a Nord del Marocco porta fino al villaggio di Tamrout. Il percorso è stato transennato e fuori dalla modesta abitazione del nonno di Rayan è stata allestita una tenda per le condoglianze. La casa dei genitori è stata chiusa nel frattempo per permettere di completare i lavori di consolidamento, dopo che è stata sbancata una parte della vallata, nella disperata corsa contro il tempo dei soccorsi per raggiungere il bimbo. La cerimonia, come da tradizione nel rito musulmano, è solo per gli uomini. La piccola cassa che contiene il corpo di Rayan è avvolta dal drappo verde dell'Islam. Le donne sono dentro casa, a pregare e consolare Wassima, la mamma del piccolo, avvolta nel proprio hijab a quadri. Persino i cronisti interrompono tra i singhiozzi il racconto delle dirette. Tutti si dispongono in semicerchio davanti alla bara, per la preghiera di Al Adhor, la seconda della giornata, e alle 14 il feretro è partito per il cimitero di Irghane, che fa parte del comune di Tamrout, dove si è consumata la tragedia. Canti liturgici e versetti del Corano hanno accompagnato papà Kalhed e il nonno di Rayan che nelle loro djellaba bianche guidano il lungo corteo. Non sono funerali di stato, perché così hanno voluto i genitori del piccolo, una famiglia semplice che vive di pastorizia. Le telecamere si spengono, forse, ma la solidarietà continua, sull'onda della compassione sollevata in tutto il mondo e che in Italia ha riportato alla memoria le drammatiche ore vissute, nel giugno del 1981, a Vermicino con Alfredino Rampi.
Il campione di calcio marocchino Abderrazak Hamdallah dal suo profilo Instagram promette il dono «di una casa tutta arredata» per i genitori di Ryan. Un tour operator saudita offre un viaggio a la Mecca ai genitori del bambino, distrutti dal dolore.
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