Mascherine e distanze. Ci sarà una Fase 2 anche per i più piccoli

Villani, presidente della Società di pediatria: "Si ammalano di meno ma sono contagiosi"

Mascherine e distanze. Ci sarà una Fase 2 anche per i più piccoli

«Quello che mi preoccupa di più sono i bambini no-covid. Mai viste tante peritoniti come in questo periodo... Prima c'erano troppi accessi ai pronti soccorso, ora i genitori sono diffidenti. Ma gli ospedali sono sicuri, al Bambino Gesù, per esempio, si continuano a fare anche i trapianti di cuore. Non bisogna avere timore. Molti genitori minimizzano i dolori e i sintomi accusati dai propri figli. Hanno paura e ritardano pure le vaccinazioni. C'è un calo di almeno il 20 per cento rispetto al calendario nazionale e questo è molto pericoloso».

Alberto Villani, presidente della Sip, la Società italiana di pediatria, è anche direttore di Pediatria generale e malattie infettive dell'Ospedale Bambino Gesù nonché membro del Comitato scientifico nazionale, quel pool di specialisti che sta mettendo nero su bianco le regole da seguire nella fase 2. E il capitolo bambini è delicatissimo. Tanto che la Sip ha snocciolato il problema dettagliatamente. E Villani spiega quali regole si dovrebbero adottare alla riapertura della vita sociale, se così si può dire.

Già, perché anche per i più piccoli valgono le regole degli adulti: no agli assembramenti, distanziamento anche nei parchi. «Bisogna adottare tutta la prudenza possibile. Non sappiamo mai a quali rischi sono esposti gli altri, non sappiamo se sono in una fase dell'infezione in cui non hanno sintomi ma possono contagiare gli altri, non sappiamo se quel bambino che gioca con l'amichetto abbia un nonno a casa e se questo bambino poi possa infettare il nonno». Dunque prudenza. E mascherine, considerate «fondamentali» per l'inizio del prossimo anno scolastico da usare per i bambini dai tre anni in su. Ma con dei limiti. «Il loro uso andrà regolamentato spiega Villani -. Ma se un bambino sta all'aria aperta al parco e si rispetta il distanziamento fisico non ha bisogno della mascherina, se va a trovare il nonno sarà il caso che la metta lui, il nonno o tutte e due».

Tutto questo rigore si fonda sul presupposto che i bambini e gli adolescenti sono dei potenziali trasmettitori di virus esattamente come gli adulti. «A livello nazionale quelli tamponati sono poco più di duemila spiega l'esperto e fatte rarissime eccezioni con patologie pregresse, hanno sintomi lievi, assenti o moderati. Ma il discorso della contagiosità vale anche per loro».

Ed ecco perché dobbiamo blindarci tutti, bambini compresi. Ma dopo due mesi di «indispensabile reclusione domestica forzata», dice l'esperto, bisogna garantire alla popolazione in età evolutiva la possibilità di uscire di casa quanto prima, auspicabilmente dal 4 maggio» ma «in sicurezza».

Le opzioni sono ovviamente legate alle differenti fasce di età. Quindi, sì al giro dei neonati con mamma e papà o fratelli che li trasportano in passeggino. I più grandicelli fino ai tre anni, che già fanno qualche passettino, possono trotterellare accanto ad un adulto. Più complicata la gestione dei bambini fino ai sei anni, i più vivaci. Sarà dura, ma anche loro devono stare lontano dagli altri bambini e accontentarsi dei fratellini.

Più facile gestire i ragazzini dai 7 a 13 anni, perché danno più retta ai genitori che li accompagnano e quindi sanno che non dovranno avvicinarsi ad altri simili che incrociano al parco o per strada. «Chiaramente non sarà pensabile l'aggregazione di un gruppetto di bambini che stanno insieme o che giochino a pallone al parco, almeno in questo momento. Ma il papà può giocare con i figli in uno spazio isolato lontano da tutti».

Gli adolescenti potranno invece agire in autonomia. Dai 14 ai 18 anni i ragazzi possono girare a piedi, in bicicletta o di corsa senza nessuno che li controlli.

Ma niente capannelli. E nelle regioni che la richiedono, mascherina obbligatoria. Inoltre, devono stare lontano dai mezzi pubblici per quanto è possibile. E privilegiare, parchi o impianti sportivi raggiungibili a piedi.

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