Il massacro all'asilo nido dell'ex agente. Uccisi nel sonno 24 bambini, 38 vittime

La strage del poliziotto licenziato per spaccio di metanfetamine. Ha sterminato 7 persone nella fuga e a casa pure la sua famiglia

Il massacro all'asilo nido dell'ex agente. Uccisi nel sonno 24 bambini, 38 vittime

Sarebbe entrato nell'asilo nido per cercare il figlio di sua moglie, nato da una relazione ormai conclusa. Non trovandolo, avrebbe iniziato a sparare e accoltellare le persone che si è trovato davanti. Quella compiuta da Panya Kamrab nel villaggio di Uthaisawan Na Klang, nella provincia settentrionale di Nong Bua Lamphu, in Thailandia, è una strage senza senso. Un massacro nel quale sono morte 38 persone innocenti, fra le quali 24 bambini. Il killer è un 34enne, un ex poliziotto licenziato di recente per uso e traffico di metanfetamine.

L'uomo prima ha ucciso due adulti in un centro amministrativo provinciale, poi subito dopo l'ora di pranzo ha fatto irruzione in un piccolo asilo nido con in mano una pistola di nove millimetri e un coltello. Qui a perdere la vita sono state altre 24 persone, fra le quali 22 bambini (19 maschi e tre femmine, alcuni di soli due anni) e le due maestre, una delle quali incinta di otto mesi. Altre sette persone, fra cui un altro bimbo, sono state uccise durante la fuga. L'ex agente si è poi tolto la vita a casa, dove ha anche ucciso la moglie, il figliastro di quattro anni e altri due adulti. Secondo la polizia locale, Panya sarebbe andato nella struttura in cerca proprio del figlio nato da una precedente relazione di sua moglie. Non riuscendo a trovarlo, avrebbe iniziato a sparare e ad accoltellare i presenti. Al momento dell'irruzione per i bambini era l'ora del riposo: in alcune immagini particolarmente cruente trapelate sui social media, si nota che le piccole vittime erano ancora distese sul loro giaciglio sul pavimento. E il bilancio sarebbe potuto essere ancora più pesante se non fosse stata una giornata di forti piogge, che avevano convinto alcune famiglie a tenere i bambini a casa.

Dalle prime indagini non è ancora chiaro cosa possa aver fatto perdere la testa al killer. È però altamente probabile che l'uomo non fosse in sé a causa del recente licenziamento, deciso dopo essere stato arrestato perché ritenuto spacciatore di metanfetamine. Panya si era dovuto presentare in tribunale poco prima di fare irruzione nell'asilo, in vista dell'imminente inizio del processo. La strage ha letteralmente lasciato senza parole un Paese ritenuto abbastanza sicuro, specie in una provincia come Nong Bua Lamphu, una zona rurale tra le più povere della Thailandia. L'intero Paese nel frattempo è in lutto, come ha detto il portavoce del governo. Il premier Prayut Chan-ocha, atteso oggi sul luogo della tragedia, si è detto sotto shock. Quella che è avvenuta ieri è infatti la sparatoria con il maggior numero di morti nella storia del Paese asiatico.

La dinamica ricorda quella della sparatoria in una base militare e in un centro commerciale del Nord-Est nel febbraio 2020, quando un soldato - anche in quel caso con un desiderio di vendetta scaturito da un presunto torto sul lavoro - uccise 29 persone e ne ferì 58. Il dito, anche questa volta, è puntato contro l'eccessiva circolazione di stupefacenti, fra cui le pillole di ya baa - droga dei pazzi -, alla portata di tutti e consumate regolarmente da chi ha turni di lavoro massacranti.

Nel frattempo l'Italia ha espresso «profondo dolore» per la strage attraverso un messaggio pubblicato su Twitter dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. «Esprimiamo il nostro cordoglio per le vittime di quest'atto ignobile e la massima vicinanza alle loro famiglie e a tutto il popolo thailandese», si legge nel testo.

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