La firma del Quirinale è arrivata e il ddl Nordio è stato infine promulgato. Va in soffitta l'abuso d'ufficio, arriva una stretta sulle intercettazioni, si rafforza la segretezza dell'avviso di garanzia, si accendono i riflettori del garantismo sulla custodia cautelare. In sostanza, dopo lunghe e sfiancanti discussioni, la prima pietra della giustizia modello Nordio è legge.
L'approvazione della norma in realtà era arrivata un mese fa, ma poi qualcosa si era bloccato al Quirinale in attesa di quello che per l'opinione pubblica è solo un passo formale, ovvero la promulgazione da parte di Mattarella. Si è arrivati così vicinissimi al limite, stabilito dalla Costituzione, dei trenta giorni e così nel corso della settimana si è sviluppato un giallo, con corredo di voci e veleni. Di certo, il Quirinale aveva le sue perplessità, poi nel decreto carceri, arrivato in dirittura d'arrivo in queste ore, è stato infilato in linea con le richieste dell'Europa un nuovo reato, il peculato per distrazione, che copre alcune situazioni d'illegalità prima sotto l'ombrello dell'articolo 323 del codice penale. A quel punto il Colle ha fatto il passo tanto atteso.
«L'abrogazione dell'abuso - sale sulle barricate l'Associazione nazionale magistrati - è dannosa, ora i cittadini sono più soli e indifesi». Critiche assai dure, ripetute più volte in questi mesi, che la maggioranza rispedisce al mittente. «Si tratta di una norma desueta e dannosa - afferma il vicepresidente della Commissione giustizia della Camera Pietro Pittalis, di Forza Italia - e i numeri lo confermano. Molte iscrizioni nel registro degli indagati, ma poche condanne e intanto registriamo la paura della firma e la paralisi della pubblica amministrazione».
L'abolizione dell'abuso ha senz'altro oscurato gli ulteriori capitoli, ma anche gli altri interventi sono importanti. C'è una rimodulazione del traffico di influenze, altro reato controverso con troppi margini di discrezionalità, ed è assai significativa la nuova versione dell'avviso di garanzia che dovrà essere segreto e conterrà, a differenza di quel che succede oggi, una breve descrizione del fatto contestato che finora mancava.
Anche qui, si procede all'insegna del rispetto dei diritti dell'indagato e della sua presunzione di innocenza. Certo, il ddl Nordio è solo l'antipasto delle grandi riforme che dovrebbero arrivare, a cominciare dalla separazione delle carriere, ma non si può negare che gli interventi compiuti non siano ambiziosi.
Ecco, a proposito delle intercettazioni, la tutela del terzo non indagato in una conversazione captata dalle cimici, e l'interrogatorio preventivo, quando sia possibile, della persona sottoposta a indagini. Insomma, almeno in linea di principio, prima ti ascolto, poi eventualmente ti arresto. Esattamente il contrario del meccanismo all'opera oggi. Subito le manette, poi eventualmente, la revoca della misura cautelare e la marcia indietro.
Ancora, la difficile scelta di spedire qualcuno in cella, dovrà essere presa da un gip collegiale. Tre persone e non più una come oggi.
Un passaggio coraggioso, ma anche azzardato viste le difficoltà del sistema giudiziario tricolore. Per questa ragione, la mini rivoluzione, perché di questo si tratta, arriverà fra due anni. Il tempo necessario per assumere 250 magistrati ed evitare che la giustizia si incarti nel risiko delle incompatibilità. Con il blocco di molti procedimenti, specie nei piccoli tribunali.
Si vedrà.
Il centrodestra riempie una casella, l'opposizione e le toghe invece puntano il dito e sostengono che da ora in poi i cittadini saranno meno tutelati davanti a soprusi e prepotenze che prima erano sanzionati e ora resteranno impuniti.
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