Mattarella resta in stato di pre-allarme

Il Colle attende i dati, ma il rischio urne anticipate non è in agenda

Mattarella resta in stato di pre-allarme

Roma - Se fino all'altro giorno si trattava di parole sparse nel vento elettorale, la notte dei primi dati ha recato su al Colle informazioni magari non del tutto confortanti, ma preziose. L'avanzata leghista, inferiore alle speranze di Salvini, può aumentare le turbolenze tra gli alleati ma allontana il rischio di urne anticipate. A maggior ragione per la «Caporetto», l'ennesima dei 5stelle. La «strana maggioranza» di governo, almeno nel Paese se non in Parlamento, non gode più della fiducia degli italiani. Se a questo si aggiungono le ferite di un'accanita campagna elettorale, ne vien fuori un quadro che non manca di tenere il Quirinale in «stato di pre-allarme».

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - che ieri ha votato poco dopo le 9 a Palermo, nel consueto seggio 535 dell'Istituto «Giovanni XXIII» a pochi passi da casa monitora la situazione assieme al suo staff. Ma è chiaro che, oltre ai risultati europei, avranno influenza i dati locali, noti solo oggi pomeriggio. Nonostante una Lega partito di «maggioranza relativa», è ormai escluso che Salvini si spinga fino a imboccare da subito il sentiero delle elezioni anticipate: si tratterebbe, per la prima volta, di urne tra settembre e ottobre, dunque all'inizio della sessione di bilancio. Incombe una manovra che, fra i 23 miliardi di clausola di salvaguardia e i tagli derivanti dalle misure varate in deficit, potrebbe forse superare i 50 miliardi di euro. Chi potrebbe mai assumersene la responsabilità, se non gli stessi che hanno portato la situazione al tracollo? Se resta un buon motivo perché la Lega cerchi di sfilarsi, non per questo il Qurinale consentirà uno sfarinamento del governo prolungato nel tempo e senza un passaggio in Parlamento. «Qualsiasi turbolenza verrà valutata al momento debito ci si ripete tra analisti e funzionari -, ma perché si apra un eventuale scenario di crisi è necessario che qualcuno ritiri il proprio appoggio parlamentare a Conte». E al momento sembra impossibile che Salvini faccia un azzardo del genere. In autunno, invece, i nodi economici potrebbero giungere fino all'iniziativa per un governo di «unità nazionale», sollecitato dal Quirinale di fronte a divergenze inconciliabili tra Di Maio e Salvini. Suggestione smentita dal Colle, ma raccolta in un tweet dall'ex ministro Rotondi. «Governo con a bordo tutti tranne Salvini», scriveva Rotondi. Gli scenari futuri sono però fortemente intrecciati con i costituendi assetti europei. Lo spiega Francesco D'Onofrio, politico di pura razza dc, più volte ministro, nonché «amico con licenza di suggerimento» di Cossiga al Quirinale. «Se si confermerà il tracollo di Cdu e Spd, finisce ufficialmente l'equilibrio sull'asse franco-tedesco, figlio della guerra e vigente fin dal '57 a oggi. Chiude l'Europa di Maastricht, senza che ci sia un nuovo equilibrio definito.

Tutto dipenderà dalla nuova maggioranza nell'Europarlamento: un governo Draghi è ipotesi concreta solo su mandato europeo e dopo che l'Italia abbia ottenuto contropartite. Prima tra le quali, il differimento della clausola di salvaguardia. Per la quarta volta, dopo le due di Renzi e quella di Gentiloni».

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