Sotto certi aspetti, Matteo Salvini si trova nel migliore dei mondi possibili. Il suo consenso è altissimo e ogni sondaggio conferma il dati. Il leader della Lega ha giocato tutte le sue carte sull'immigrazione e la maggior parte degli italiani ne approva la linea rigorista.
Al tempo stesso, però, la situazione di governo si fa sempre più ingarbugliata e le tensioni con i Cinque stelle investono sempre più il tema del regionalismo differenziato, vero «nervo scoperto» della strategia della Lega.
Nelle ultime ore la decisione dei premier Giuseppe Conte di accettare il federalismo differenziato solo se viene accantonata la scuola, che è il vero cuore del progetto riformatore in discussione, non può essere accolta dal Carroccio. Non c'è quindi da stupirsi se la volontà di bloccare ogni ipotesi di chiamata regionale dei professori anche all'indomani di un'ipotetica approvazione della riforma ha scatenato la ribellione dei governatori del Nord.
Sul tema Salvini rischia ormai di giocarsi il suo rapporto con il Settentrione, dato che tra Milano e Venezia è molto sentita l'esigenza di poter gestire in maniera più razionale le scuole. Da più parti si chiede soprattutto di cancellare una volta per sempre quel turnover di insegnanti che stanno un anno a Bergamo e poi tornano in Sicilia: ciò che verrebbe definitivamente meno se l'istruzione fosse regionale e ogni incarico implicasse alcuni anni di contratto nello stesso istituto.
C'è poi bisogno di pagare meglio i docenti, dato che al Nord i redditi sono più alti che al Sud, ed è quindi indispensabile non deprezzare ulteriormente la professione e attirare giovani di qualità verso l'insegnamento. Senza dimenticare l'esigenza di definire programmi più in sintonia con la società, la cultura e l'economia settentrionali.
È chiaro che a questo punto Attilio Fontana e Luca Zaia devono alzare i toni, per non perdere la faccia e non buttare nella spazzatura quei milioni di voti espressi dai lombardo-veneti nel 2017.
In tale situazione, se Salvini cede e tiene in piedi il governo gialloverde la cassaforte del Nord inizia a essere a rischio perfino per questa Lega pigliatutto. E in tale situazione gli equilibrismi romani di un Carroccio che ogni giorno litiga e si riappacifica con i grillini si fanno sempre meno comprensibili agli occhi dell'elettorato.
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