Lo scontro all'interno del Movimento Cinquestelle si fa sempre più infuocato, tanto che si vocifera di circa una cinquantina di deputati pronti a staccarsi dalle direttive del partito per dare pieno sostegno al governo Draghi il prossimo mercoledì durante il voto di fiducia.
Il tentativo di mediazione di D'incà
Un disperato tentativo di ricucire lo strappo interno alla maggioranza, che pareva già inevitabile, è stato fatto giovedì scorso dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. Quest'ultimo, proprio prima dell'inizio della seduta al Senato, avrebbe cercato di verificare la disponibilità da parte delle forze politiche che sostengono l'esecutivo a votare il dl Aiuti per articoli, così da evitare lo scoglio del voto di fiducia. Tutto inutile, dato che la mediazione del ministro sarebbe fallita miseramente a causa della forte volontà di abbandonare l'Aula portata avanti dai Cinque Stelle.
Scontro nel M5S
Ora il terremoto prosegue nel Movimento, tanto che un gruppo di deputati (circa 50) sarebbe pronto ad abbandonare il progetto di Conte e a votare la fiducia al governo Draghi. Dopo l'uscita di Di Maio si tratterebbe di una seconda scissione in meno di un mese. Eventualità che darebbe il colpo di grazia a Conte, il quale preferisce prendere tempo per riflettere e tramite social annuncia la propria intenzione di rinviare l'uscita dalla maggioranza. In effetti all'interno della compagine grillina risaltano almeno due anime, vale a dire quella "governista" e quella "contiana": un contrasto che si sarebbe potuto risolvere con una votazione online degli attivisti, al momento poco concreta per quanto data in pasto alla stampa.
Assemblea congiunta
Di certo c'è solo il clima di tensione che si è respirato anche stamani alla prevista assemblea congiunta, durante la quale la maggioranza dei pentastellati ha espresso la propria volontà di seguire la via tracciata da Conte. Non sono mancati, tuttavia, gli attriti con le frange "governiste" del Movimento. In particolare gli animi si sarebbero surriscaldati nel momento in cui, come riferito da AdnKronos, la senatrice Giulia Lupo avrebbe accusato i "tiratori scelti" di agire di proposito per destabilizzare il M5S dall'interno."Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi...", avrebbe sbottato la senatrice.
Lo scontro coi governisti è aperto ed esplicito, tanto che uno dei bersagli prediletti dei "contiani" sarebbe divenuta proprio Maria Soave Alemanno, membro del direttivo alla Camera e delegata d'Aula, vale a dire una delle prime a dichiarare la propria volontà di appoggiare il governo Draghi. Non sarebbe andata meglio a Davide Crippa, altro "governista"."In Consiglio nazionale devi rappresentare il pensiero della maggioranza e non portare la tua opinione personale", si sarebbe sentito rinfacciare infatti Crippa dalla maggioranza "contiana".
"È un clima da caccia alle streghe, è impossibile esprimere un'opinione in dissenso senza essere tacciati di essere dei pupazzi di Di Maio", si sarebbe lamentato uno dei dissidenti con l'AdnKronos. In chat si arriva addirittura a parlare apertamente di metodi da repressione fascista. Ciò nonostante, tuttavia, i "governisti" restano in netta minoranza: "46 parlamentari intervenuti finora sono sulla linea del leader, 19 sono per dare la fiducia a Draghi, 3 gli indecisi", dichiara uno del gruppo dei "contiani". Decisamente "pochi", avrebbe ammesso uno dei dissidenti in attesa della ripresa dei lavori, con l'assemblea rimandata a domani.
Fra questi "pochi", al momento, sarebbero inclusi il ministro Federico D'Incà, Federica Dieni, Giulia Grillo, Luca Sut, Azzurra Cancelleri, Rosalba Cimino, Vita Martinciglio, Soave Alemanno, Diego De Lorenzis, Niccolò Invidia, Elisabetta Maria Barbuto, Elisa Tripodi, Gabriele Lorenzoni e Celeste D'Arrando. Anche gli indecisi paiono troppo poco numerosi per risultare determinanti anche nel caso in cui scelgano di appoggiare le posizioni dei dissidenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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