Quando si parla di rischio collegato a una centrale nucleare è evidente che questo non possa essere secondario. Quando poi si parla di rischio collegato alla più grande centrale nucleare d'Europa, quella di Zaporizhzhia, in un territorio centrale per il conflitto in corso, con minacce e accuse incrociate, ecco che un pericolo già di per sé enorme diventa allarme vero e proprio. Che aumenta, ancora, con le denunce di Kiev («la centrale è stata minata dai russi che stanno fuggendo»), e dalle minacce del solito Medvedev («Un apocalisse nucleare è possibile, anzi, probabile»).
Il sindaco di Zaporizhzhia Orlov lancia l'ennesimo allerta: «Circa 100 dipendenti del monopolio nucleare russo Rosatom hanno lasciato la centrale» aggiungendo che 6mila lavoratori dell'impianto si trovano a Energodar, ma non sono autorizzati a lavorare nella centrale a meno che non firmino un contratto con Rosatom. «Gli occupanti stanno usando la centrale per ricattare il mondo intero», ha concluso Orlov. L'amministratore militare del distretto di Nikopol Yevtushenko però prova a smorzare, ma soltanto in parte, la situazione: «Alcune persone se ne sono andate ma lo staff che fa funzionare la centrale è sul posto anche se questo - precisa - non significherebbe molto perché anche quando i russi hanno fatto saltare la diga di Nova Kakhovka fecero morire soldati russi che erano sul posto». Una spada di Damocle che pende sulla testa non solo dell'Ucraina ma del mondo intero, perché, evidentemente, le conseguenze di un attacco a Zaporizhzhia, sarebbero devastanti. In tutto questo, puntuale, arriva l'ennesima e solita minaccia di Medvedev, che per la ventesima volta almeno torna a sbandierare lo spettro atomico. «Un'apocalisse nucleare non è solo possibile, ma anche abbastanza probabile per almeno due ragioni: primo, il mondo è in uno scontro molto peggiore che durante la crisi dei Caraibi, perché i nostri nemici hanno deciso di sconfiggere davvero la più grande potenza nucleare, la Russia. Sono degli idioti ma è proprio così. La seconda è piuttosto banale: le armi nucleari sono già state utilizzate sapete bene da chi e dove, il che significa che non ci sono tabù». Non è detto che le parole di uno dei principali tirapiedi di Putin siano credibili ma tant'è, in questo contesto storico, fanno drizzare le antenne.
Intanto, Rafael Mariano Grossi direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, racconta che la centrale di Zaporizhzhia è stata ricollegata alla sua unica linea elettrica di riserva disponibile ma che la situazione energetica del sito rimane estremamente vulnerabile. Il collegamento della centrale all'unica linea elettrica rimanente, sulle sei presenti prima del conflitto, era stato interrotto il 1° marzo a causa dei danni subiti dall'altra parte del fiume Dnipro con la costante minaccia data dall'instabilità dell'intera Regione.
Nel frattempo, il generale Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate ucraine, ha visitato la centrale di Rivne per uno «scambio di informazioni» su possibili scenari e rischi nella centrale di Zaporizhzhia. Zaluzhnyi ha incontrato il capo della compagnia statale ucraina per l'energia atomica e il direttore dell'impianto.
Prevista «una stretta collaborazione per rispondere a determinate situazioni in modo tempestivo». Ulteriore segnale di quanto il rischio, per quanto folle e suicida, sia già un allarme e diventi sempre più concreto ogni giorno che passa.
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