Ad Alberto Albonetti, parrucchiere trasformato dall'emergenza in volontario, quasi gli viene un colpo. «Ho visto la Meloni e mi è preso un infarto. Non si è mai visto il sindaco, ma nemmeno Bonaccini ed è venuta lei». In punta di piedi, anche se con gli stivaloni ai piedi che affondano nell'acqua e nel fango. Una visita a fari spenti, con una delegazione ridottissima, quasi clandestina nella prima parte del pomeriggio, quando nessuno sa dove sia esattamente il Presidente del consiglio. Si sa solo che è atterrata all'aeroporto di Rimini, intorno a mezzogiorno, dopo aver lasciato in anticipo il G7 in Giappone.
E invece il premier spunta a Ghibullo, una frazione disastrata di Ravenna e stringe la mano ad Albonetti, che scende al volo dalla macchina carica di bottiglie d'acqua e cibo in scatola, e ai tanti che si danno da fare. Coda di cavallo, camicia verde e stivaloni. La strada è un piccolo fiume, intorno le villette del Paese. Il premier sfugge finché può ai giornalisti e cerca invece il contatto con gli abitanti e con chi li assiste. Niente mediazioni e cortei di autorità varie, forse il presidente del consiglio ha messo in conto anche possibili e comprensibili contestazioni, ma il racconto della giornata è un'altra storia: abbracci, selfie, carezze ai bambini, commozione negli occhi di tutti. Non è il tempo della rabbia e della recriminazioni. Finita l'emergenza che si spera il più breve possibile, arriverà l'ora della ricostruzione, delle domande e della ricerca delle eventuali responsabilità.
«Siete molto bravi, è bello quello che fate - dice lei ai soccorritori - portare da mangiare nell'acqua, è molto bello quello che fate», poi di fronte alla desolazione che regna intorno, consegna solo due parole: «Mi dispiace», quasi a scusarsi davanti a tutte quelle privazioni.
È un tour accidentato, quello del capo del governo. Il primo impatto con la tragedia è all'aeroporto di Forlì, ma il traffico degli elicotteri blocca anche il premier che alla fine atterra a Rimini e sale subito su un elicottero per scrutare dall'alto l'entità della profanazione. Poi torna a terra e al casello di Rimini incontra il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Un meeting lontano dal protocollo prima di partire per Faenza e raggiungere la prefettura di Forlì, dove finalmente risponde ai cronisti. «Quello che ho trovato - spiega lei - è una situazione in cui serve molto lavoro, ma anche cittadini molto orgogliosi che stavano al lavoro e dicevano Ci rimettiamo in piedi. L'Italia in questi momenti tira fuori il suo meglio. Non è il momento delle passerelle, però ho trovato tanta gente commossa di speranza».
Certo, non sarà facile ripartire e anche la valutazione dei danni è ardua: «È difficile fare una stima, ma sono ingenti, in ogni caso andranno mobilitare molte risorse, e il governo è già al lavoro».
Si procede per gradi. E il primo step è proprio il faccia a faccia con il presidente della Regione: «Ho parlato con Bonaccini, i sindaci e la Protezione civile per capire quali debbano essere le priorità». In quella direzione andranno i primi 10-20 milioni a disposizione. C'è l'intesa e ci sono le richieste pressanti del governatore: «Il blocco degli adempimenti fiscali, poi i rimborsi per le imprese e le famiglie che hanno perso tutto come fu per il terremoto e infine la ricostruzione. Non ho dubbi che lo Stato e il governo ci saranno vicini».
Meloni prende nota, annuncia un nuovo summit con il presidente della Regione domani, giorno in cui ci sarà il consiglio dei ministri dedicato a questa calamità. Oggi la premier si metterà al lavoro, ma le parole di incoraggiamento ricevute anche in Giappone aiutano: «Al G7 la presidente del fondo monetario internazionale ha detto davanti a diversi leader che l'Italia ha una delle migliori protezioni civili del mondo se non la migliore».
I Grandi hanno visto le immagini sconvolgenti
della Romagna devastata e l'Europa farà la sua parte. «Sul Pnrr ho sentito dire cose inesatte, in ogni caso credo che in questa fase occorra lavorare su altri fondi che riguardano anche l'Europa». Nessuno verrà lasciato solo.
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