«I miei rapporti con il presidente della Repubblica sono ottimi, ma c'è un tentativo di creare una crepa fra Palazzo Chigi e il Quirinale per schermare la contrarietà alla riforma del premierato». Al primo piano dello storico Fairmont Royal York di Toronto che ha appena ospitato il bilaterale e il successivo pranzo tra Giorgia Meloni e il primo ministro canandese Justin Trudeau, la premier si concede a telecamere e taccuini per 25 minuti. E in ben tre occasioni torna su quello che da giorni è uno dei principali temi di dibattito in Italia, ovvero le parole di Sergio Mattarella sugli scontri di Pisa. Meloni si muove in un crescendo, smentisce qualsiasi tipo di tensione con il Colle, rinnova la sua stima al capo dello Stato e attacca la sinistra che «usa» il Quirinale per fare campagna elettorale sul premierato. Lo fa rivolgendosi direttamente «agli italiani» rivolgendosi a favore di telecamere, perché - dice - chi è contro il ddl Casellati deve avere il coraggio di dire che i cittadini devono scegliere da chi farsi governare e non attribuire questa posizione al presidente della Repubblica.
Dopo giorni di silenzio sulle presunte tensioni tra Palazzo Chigi e il Quirinale, dunque, la Meloni smentisce categoricamente qualsiasi dissidio. «Anche se il Colle non ha mai smentito le ricostruzioni di alcuni giornali che raccontavano una forte distanza?», gli chiedono. «Guardi, se dovessi smentire tutto quello che scrivono su di me...», replica la premier. Che insiste: quando ho parlato dei cortei di Firenze e Pisa ce l'avevo con la sinistra. Con il Quirinale, aggiunge, «non c'è alcuna distanza» e «con il presidente della Repubblica mi confronto spesso» sui principali dossier. Insomma, il nodo è la campagna della sinistra contro il premierato che, ribadisce Meloni, non tocca i poteri del capo dello Stato. Circostanza su cui, in verità, non si sono trovati d'accordo quasi tutti i costituzionalisti auditi in commissione Affari costituzionali del Senato, anche se sul punto Meloni dissente.
La premier resta sui temi italiani e non esclude al ritorno in Italia di chiedere il riconteggio delle schede in Sardegna. «Non sono pentita della candidatura di Paolo Truzzu», dice. Perché «le cose a volte vanno bene e altre volte no» e «ognuno si assume la responsabilità». Truzzu, aggiunge, «lo conosco da tanti anni e lo considero una persona capace e per bene, oltre che un militante di lungo corso». Poi la butta lì: «Evidentemente la valutazione è stata sbagliata, ma vedremo quanto sbagliata». Insomma, non è esclusa una richiesta di ricontare i voti, anche se «bisogna aspettare il primo riconteggio» e «poi valuteremo che cosa fare». Certo, «mi pare che lo scarto si stia assottigliando» e «le cose sono andate meno peggio di quello che sembrava».
C'è spazio anche per i temi di politica estera, dal Medio Oriente all'Ucraina. Gli chiedono delle critiche di Volodymyr Zelensky che in occasione del vertice del G7 che si è svolto una settimana fa a Kiev ha ringraziato l'Italia per il suo sostegno, affermando però che nel Paese ci sono «troppe personalità filo-russe». Rispondendo alle domande dei giornalisti, la premier italiana dice che in Italia «vige la libertà di opinione», quindi «difficilmente è possibile fare delle liste di proscrizione perché qualcuno non la pensa come noi». Detto ciò, continua Meloni, sono «andata a rileggere le dichiarazioni» e «mi sembra che siano state presentate in maniera un pò particolare». Zelensky, insomma, «non mi ha mai posto la questione delle liste» e «ha parlato di cittadini con passaporto russo, specificando che non ci sono italiani».
Riguardo alla situazione in Medio Oriente, invece, «il dialogo va continuato e anche l'assistenza umanitaria che l'Italia non sta facendo mancare».
Per questo, c'è uno sforzo diplomatico molto importante, da parte degli Usa ma non solo. «Sto valutando di fare uno statement del G7 sperando che possa aiutare la deescalation», conclude Meloni prima di lasciare il Fairmont Royal York per partecipare al ricevimento con la comunità italiana in Canada.
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