Sul vertice di domani a Montecitorio pendono molti interrogativi e «nodi da sciogliere», come alcuni dei partecipanti li definiscono. Il centrodestra con i suoi leader si riunirà per il primo dei tanti incontri che da ora a settembre cadenzeranno questo viaggio elettorale verso il voto del 25 settembre. La più ansiosa di mettere nero su bianco delle risposte concrete è Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia, infatti, vuole conferme sulla premiership e sulla divisione dei collegi uninominali, mentre sul futuro del governo avanza già la proposta di lasciare al suo posto il tecnico Roberto Cingolani alla Transazione ecologica. Mentre Salvini continua a ribadire che la regola è sempre la stessa. E che il leader del partito che ha preso un voto più degli altri può andare a Palazzo Chigi in caso di vittoria. Berlusconi è più prudente e ai suoi continua a ripetere che è ancora prematuro parlare di premiership e che il nodo collegi verrà risolto in uno dei prossimi incontri. Ai suoi ha già detto che il centro del suo intervento di domani al vertice sarà la forza della coalizione. «Il centrodestra è formato da tre grandi forse politiche - ripete Berlusconi ai suoi - ognuna delle quali risulta necessaria sul piano numerico per ottenere la vittoria e sul piano politico per garantire la governabilità dell'Italia».
In casa azzurra, alla vigilia del vertice si respira un cauto ottimismo. Complice anche l'ultimo sondaggio di Youtrend che, oltre a dare indicazioni sull'orientamento degli elettori dopo l'annuncio delle elezioni, ha anche chiesto al campione intervistato chi ritenesse responsabile della caduta dell'esecutivo. Quasi metà degli intervistati ha indicato in Giuseppe Conte il maggior responsabile (con il 41%, mentre Draghi si ferma al 9,5 e Salvini al 7,7%). Gli elettori hanno capito - sottolineano da Forza Italia - dove vanno cercate le ragioni e le cause della caduta di Draghi che noi per primi abbiamo scelto e difeso.
Intanto il leader azzurro ha chiesto ai centristi Lupi (Noi con l'Italia), Lorenzo Cesa (Udc), Lucio Barani (Nuovo Psi) e Vittorio Sgarbi (Rinascimento) di costituire la quarta gamba della coalizione. E i contatti tra i rappresentanti di queste formazioni sono già in corso, come conferma lo stesso Vittorio Sgarbi che ha incontrato anche possibili candidati, tra i quali l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Insomma il vertice di domani si dovrebbe aprire nel migliore dei modi, assicurano, da Forza Italia, visto che sarà sicuramente agevole dimostrare al fronte di sinistra guidato da Enrico Letta che i programmi di governo non si possono sintetizzare quando l'alleanza costituita altro non è che un amorfo carrozzone. Sarà difficile trovare una sintesi, dicono da Arcore, tra le visioni di Speranza (LeU) e della ministra Mariastella Gelmini.
Sul programma è ottimista anche Francesco Lollobrigida. «Il centrodestra è una realtà consolidata - dice il capogruppo di Fratelli d'Italia - con una visione comune che governa in 14 regioni e numerose amministrazioni locali». Stesso entusiasmo lo dimostra Matteo Salvini che rilancia: «Lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente. Chi avrà un voto in più, avrà l'onore e l'onere di indicare il premier».
Resta, insomma, quello dei collegi nominali come il rebus di più difficile soluzione. Non c'è al momento uniformità di vedute tra gli alleati. «Vanno ribadite le regole già usate in passato», spiega Lollobrigida sottolineando proprio il verbo ribadire.
«Nel 2018 abbiamo scelto il sistema delle rilevazioni dei sondaggi. Ora Fratelli d'Italia nelle ultime rilevazioni rappresenta il 50% della coalizione». Ed è su quel «gruzzolo» che punta il partito della Meloni nella divisione dei collegi.
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