Un patto sul gas, l'impegno a una stratta collaborazione nel campo delle tecnologie utilizzate in agricoltura (per far fronte alla siccità che da anni affligge l'Italia) e l'impegno a rivedersi in Israele entro tre-quattro mesi per un vertice intergovernativo (l'ultimo risale al 2013) nel quale sottoscrivere una serie di accordi di cooperazione. Giorgia Meloni e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si incontrano a pranzo a Palazzo Chigi con l'obiettivo di stringere il più possibile l'intesa economica tra i rispettivi governi e le imprese italiane e israeliane. Lasciando fuori dal confronto le questione domestiche, in particolare quelle che affliggono l'esecutivo guidato da Netanyahu, scosso ormai da mesi da ripetute manifestazioni di protesta contro una riforma della giustizia che in molti considerano «liberticida e antidemocratica». Ed evitando anche di avventurarsi sul delicatissimo tema di Gerusalemme capitale. «Credo sia venuto il momento per Roma di riconoscerla come capitale ancestrale del popolo ebraico, così come hanno fatto gli Stati Uniti con un gesto di grande amicizia», aveva detto due giorni fa il premier israeliano in un'intervista a Repubblica, con il vicepremier Matteo Salvini che non aveva esitato a dirsi «convintamente favorevole». In verità, la linea del governo italiano è ben diversa e coincide con quella dell'Unione europea. L'ambasciata italiana in Israele, insomma, resterà a Tel Aviv e non sarà spostata a Gerusalemme.
Un incontro lungo e cordiale, tanto che nelle dichiarazioni alla stampa (piuttosto brevi e senza domande) Netanyahu non esita a dire di essere «rimasto molto colpito dalla leadership» di Meloni e «di come sta portando avanti il suo lavoro». «Israele è un partner fondamentale in Medio Oriente e a livello globale e vogliamo accrescere la nostra cooperazione», spiega la premier. Che, all'indomani dell'attacco di Hamas nel cuore di Tel Aviv, si dice disponibile a «favorire ogni processo politico nei rapporti tra Israele e Palestina» e «a fare quanto possibile per facilitare la de-escalation».
Sul tavolo sono soprattutto due i dossier più importanti. A partire da quello del gas, visto che l'Italia - come gli altri partner europei - si sta ancora disintossicando dalle forniture di Mosca. Proprio lo scorso novembre, peraltro, Israele ha firmato un accordo quadro con l'Eni e TotalEnergies sul giacimento di gas naturale offshore condiviso con il Libano. «Ora c'è la partecipazione dell'Eni nel nostro progetto, ma riteniamo di poterla portare ad un livello ancora superiore», dice Netanyahu ribadendo quanto già annunciato qualche ora prima al Forum economico con il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso. Sempre sul fronte della collaborazione bilaterale, c'è poi il versante delle tecnologie applicate alle coltivazioni.
Israele, infatti, è all'avanguardia nella cosiddetta agricoltura di precisione, grazie alla quale - soprattutto attraverso processi di desalinizzazione - ha risolto il problema della siccità. Una piaga che negli ultimi anni - complici i cambiamenti climatici e l'inquinamento - sta colpendo duramente anche l'Italia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.