Dopo la prima uscita internazionale a Bruxelles per incontrare i vertici europei e la Cop27 di Sharm el-Sheikh, Giorgia Meloni affronta oggi e domani la prova del G20 di Bali. La missione in Indonesia è l'occasione per la premier italiana di «presentarsi» a quei leader mondiali con cui ancora non ha avuto, nelle tre settimane da quando è in carica il governo, una interlocuzione diretta.
La nostra premier incontrerà il Presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden, il Presidente della Repubblica Popolare cinese, Xi-Jinping, il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, il Primo Ministro giapponese, Fumio Kishida, il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, il Primo Ministro indiano, Narendra Modi, il Presidente della Repubblica di Indonesia, Joko Widodo.
I riflettori sono accesi soprattutto sul bilaterale più atteso: quello con il presidente americano Joe Biden: l'Ucraina e i rapporti con la Cina saranno al centro del primo colloquio tra i due. Per il nostro presidente del Consiglio sarà l'occasione per confermare che il posizionamento italiano in politica internazionale non è cambiato e il perimetro di gioco è, senza se e senza ma, quello euroatlantico.
Il faccia a faccia più complesso - e per certi versi inatteso - sarà però quello con il presidente cinese Xi Jinping. Come scrive Giulia Pompili sul Foglio la leadership cinese difficilmente concede di far sedere il proprio leader al tavolo con capi di governo appena eletti, senza un dialogo già avviato. Si tende, insomma a minimizzare i rischi e avere uno spartito il più possibile definito. Non bisogna dimenticare poi che il presidente di Fratelli d'Italia in campagna elettorale si fece fotografare con l'ambasciatore di Taiwan in Italia, chiamandolo appunto «ambasciatore», qualifica inaccettabile per Pechino. Un sostegno, quello a Taipei, non solo legato a esigenze elettorali ma finalizzato a rendere ancora più plastico l' allineamento con Washington, anche nella proiezione nell'Indo-Pacifico. Xi Jinping, però, appare interessato a rilanciare la Via della Seta, una strategia su cui Meloni ha speso parole dure in campagna elettorale: «Se dovessi firmare il rinnovo di quel memorandum domani mattina, difficilmente vedrei le condizioni politiche».
Il presidente del Consiglio al suo arrivo a Bali, alla vigilia del suo primo vertice dei Grandi del mondo, si limita a salutare i giornalisti che l'aspettano in albergo. Ma Palazzo Chigi mette in rilievo la «fittissima» agenda della premier e la serie di faccia a faccia con i grandi del mondo. Un'agenda che secondo l'esecutivo «smentisce i detrattori di Meloni e del governo». C'è grande «attenzione verso l'Italia e non quell'isolamento che la sinistra sta raccontando. Tutti riconoscono invece all'Italia un ruolo fondamentale nello scacchiere internazionale». Resta confermato invece che a margine del vertice dei leader non è in programma un incontro ufficiale con Emmanuel Macron, dopo la grande tensione scoppiata a causa della mancata solidarietà francese nell'accoglienza dei migranti. Il capo dell'Eliseo ieri ha chiamato Sergio Mattarella. Una telefonata già in agenda della quale il Quirinale ha informato il governo. L'esecutivo ha interpretato il colloquio come un segnale positivo.
La volontà delle parti è quindi quella di non forzare ulteriormente sul tema migratorio e di tornare a una collaborazione tra i due Paesi nell'alveo Ue, lasciando spazio alla possibilità di una ricucitura. Alle autorità europee sarà però chiesto un intervento che favorisca un meccanismo di redistribuzione serio, prendendo atto del fallimento testimoniato dai numeri impietosi di Francia e Germania.
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