Nel giorno in cui Vladimir Putin è a Minsk per sottoscrivere con Aleksandr Lukashenko un accordo di reciproca sicurezza che ha l'obiettivo ultimo di spostare i missili nucleari russi Oreshnik in territorio bielorusso (e, dunque, al confine con l'Ue), Giorgia Meloni sente al telefono Volodymyr Zelensky e ribadisce l'appoggio dell'Italia e alla causa dell'Ucraina. Un segnale importante, che arriva mentre l'Europa si interroga su come il passaggio di consegne alla Casa Bianca inciderà sugli equilibri geopolitici, a partire dalle annunciate politiche protezioniste e dalle crisi in corso in Medio Oriente e Ucraina.
La premier italiana, spiegano a Palazzo Chigi, ha confermato che l'Italia «assicura e continuerà ad assicurare» a Kiev un «sostegno a 360 gradi», con «l'obiettivo di costruire una pace giusta». E in questo senso i due leader hanno avuto uno scambio di vedute anche sulle prossime iniziative diplomatiche. In vista del Consiglio Ue del 19 e 20 dicembre, certo. Ma anche con lo sguardo all'Ukraine Recovery Conference che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio.
Il percorso per arrivare a un cessate il fuoco e far sedere Mosca e Kiev a un tavolo è però ancora lungo. E, soprattutto, fino ad allora è necessario che l'Europa continui a sostenere l'Ucraina come ha fatto fino a oggi. Non è un caso che Zelensky sottolinei soprattutto la parte del colloquio con Meloni in cui si è parlato della situazione sul campo di battaglia. «Abbiamo discusso - dice - della continuazione del sostegno militare all'Ucraina, inclusa l'accelerazione della consegna del prossimo decimo pacchetto di assistenza». Che, aveva fatto sapere qualche giorno fa il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «è pronto e sarà inviato entro la fine dell'anno».
Ed è in questa chiave che le rassicurazioni di Meloni a Zelensky sono per Kiev un segnale importante. Al di là dell'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, l'Ue sta infatti vivendo un momento di profonda instabilità, con il tradizionale asse franco-tedesco alle prese con crisi politiche che riflettono enormi difficoltà economiche. Dopo la Germania di Olaf Scholz, infatti, ora tocca alla Francia di Emmanuel Macron. E quando Paesi di questo calibro sono in recessione sotto il profilo economico, inevitabilmente ne risente anche lo standing e il peso internazionale.
Non a caso, in un lungo articolo il cui titolo è «Giorgia Meloni si rivelerà la carta vincente dell'Europa?», il settimanale The Economist ipotizza che nei mesi a venire possa essere proprio l'Italia il perno delle relazioni transatlantiche tra Stati Uniti e Ue. Perché la presidente del Consiglio ha un canale aperto con Trump, ma anche perché è alla guida di un governo stabile e «non dovrà affrontare nuove elezioni per quasi tre anni».
E - aggiunge il settimanale inglese - perché il gruppo Francia-Germania-Polonia «è in condizioni precarie», con Macron che «presiede la scena politica più caotica al di fuori della penisola coreana», Scholz che «sarà probabilmente estromesso a febbraio» e Varsavia alle prese «con un governo diviso, almeno fino alle elezioni presidenziali di primavera».Insomma, a parte le istituzioni europee, l'unica leadership stabile tra i Paesi che contano in Europa è quella di Meloni.
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