Meloni: "Soldi alle imprese che non licenziano"

La leader di Fratelli d’Italia crede che per uscire dall’emergenza economica serva un piano di ricostruzione. Questo passa per una demolizione della burocrazia

Meloni: "Soldi alle imprese che non licenziano"

Il premier, Giuseppe Conte, ha definito irrealistiche le proposte di Fratelli d’Italia, a partire dai mille euro da versare direttamente sui conti correnti degli italiani. Giorgia Meloni non ci sta. E in un’intervista rilasciata a Il Tempo attacca. "Ormai siamo abituati a un certo dualismo del governo. In privato ci chiedono di collaborare, in pubblico 5 stelle e Pd passano più tempo a parlare di noi che a risolvere problemi. In privato ci ringraziano per la serietà dei nostri contributi, in pubblico ci attaccano per fare propaganda. La loro disponibilità a collaborare è più di facciata che reale".

La leader di Fratelli d’Italia non pensa che le misure proposte siano irrealistiche. "Proponevamo la quarantena per chiunque tornava dalla Cina mentre la sinistra andava a fare gli aperitivi con la comunità asiatica. Dicevamo che bisognava spendere subito 30 miliardi quando il governo ne immaginava pochi spiccioli. Proponevamo il lockdown due settimane prima che lo facessero. Tutte misure così irrealistiche da diventare poi necessarie".

Poi si concentra a parlare dei mille euro direttamente sul conto corrente. È più o meno quello che hanno fatto altri Paesi europei, spiega. A partire dalla Germania. Ad oggi il governo non è in grado di dire quando i soldi della Cig arriveranno nelle tasche di chi ne ha diritto. Se tutto va bene, se ne parla a fine aprile. Ma la gente non può aspettare tanto. "E allora perché non permettere a chi ne ha diritto, secondo criteri stabiliti, di ottenere subito i soldi sul conto corrente? I controlli si faranno dopo e se qualcuno avrà tentato di truffare lo Stato, sarà perseguito".

Afferma che la Cig è utile, ma non basta. Altrimenti per gli imprenditori diventa più conveniente chiudere, mettere i lavoratori in cassa integrazione e poi, alla fine della crisi, decidere cosa fare. Altro che #CuraItalia, rischiamo di fare il decreto #ArrenditiItalia. E passa alle proposte che il centrodestra ha fatto su questi temi. Propone che alle aziende che, pur avendone la possibilità, non collocano i lavoratori in Cig, sia erogato una percentuale della cifra che, in alternativa, sarebbe andata ai lavoratori. Questo significherebbe incoraggiare il mantenimento della produzione e dei livelli occupazionali. Sempre che ci sia disponibilità ad ascoltarci.

Capitolo Europa. La Commissione ha proposto lo strumento "Sure Bond" per sostenere la Cig e la von der Leyen ha chiesto scusa all’Italia. "Sulla proposta della Commissione, aspetto i dettagli. Ma quando leggo che l’adesione volontaria e non parte finché tutti gli Stati non danno le garanzie, beh, mi puzza di gioco delle tre carte. In quanto alla presidente von der Leyen, le consiglio molte meno chiacchiere e molti più fatti. Bene che agli Stati sia concesso di utilizzare i fondi strutturali ancora non spesi, come Fratelli d’Italia aveva proposto 20 giorni fa". Per il resto siamo indietro.

La presidente della Bce, Lagarde, ha fatto una serie di dichiarazioni che hanno fatto passare il messaggio che non sarebbero stati disposti a difenderci dalla speculazione, facendo perdere a piazza Affari il 17% in qualche ora. "Ebbene, non credo alla teoria della gaffe, sapeva cosa sarebbe accaduto. Poi, solo ieri, la Commerzbank, seconda più grande banca tedesca direttamente partecipata dal governo, ha invitato i suoi investitori a vendere i titoli di Stato italiani dicendo che il loro prossimo downgrade a spazzatura è inevitabile".

Sullo sfondo, c’è il continuo invito che ci viene rivolto ad attingere al Fondo Salva Stati, con l’obiettivo di commissariarci e fare in modo che alla fine il debito italiano lo paghino i piccoli risparmiatori privati. "Conte dovrebbe ricordare ai leader che l’Ue o la Bce non esistono senza l’Italia. Siamo noi la loro fortuna, non viceversa. C’è uno studio di un think tank tedesco che ha calcolato come negli ultimi vent’anni, a causa dell’euro, ogni italiano abbia perso 75mila euro e ogni tedesco ne abbia, al contrario, guadagnati 25 mila. Partendo da questo assunto, dobbiamo pretendere rispetto".

"E sulla riapertura del paese ancora in emergenza cosa pensa?", chiede il giornalista. "Renzi ha detto una banalità. Anch’io vorrei riaprire il Paese. Non domani, oggi. Il punto, però, è non fare propaganda su un tema così delicato che, ricordiamolo, è prima sanitario che politico. Stiamo pagando un prezzo troppo alto per permetterci di vanificare il nostro sforzo. Occorre aspettare che la comunità scientifica dia il suo via libera". Bisogna concentrarsi sulla ricostruzione. La Meloni fa sapere che andranno eliminati tutti i vincoli, gli adempimenti che strozzano le imprese, il tetto al contante, la fatturazione elettronica. I cittadini devono poter lavorare e lo Stato deve far capire che è al loro fianco. Non è possibile che, in un Paese che si è fermato, l’unica cosa che funziona ancora sia la burocrazia. E poi ci vuole un piano imponente di investimenti pubblici.

"E per finanziarlo mi piace la proposta di Giulio Tremonti: l’emissione di titoli pubblici defiscalizzati a bassissimo interesse e lunghissima scadenza". Per fare questo però non crede a un governissimo, magari guidato da un Mario Draghi.

Perché per ricostruire il Paese ci vuole visione politica e la sua visione non potrà mai associarsi a quella di Pd o 5 stelle. "L’unica soluzione, quindi, è andare al voto quando sarà finita l’emergenza e sarà tornata la normalità".

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