In una recente intervista con la Deutsche Welle era stata la prima a dirlo: «Questo lavoro mi mancherà ma richiede la massima attenzione e impegno fino all'ultimo giorno». A poche settimane dal suo annunciato addio alla politica attiva, la cancelliera tedesca Angela Merkel sta lavorando per una soluzione della crisi fra Polonia e Bielorussia con la seconda che scarica migranti mediorientali sul confine con la prima spronandoli a entrare in territorio europeo. Mercoledì Merkel ha telefonato per la seconda volta all'autocrate bielorusso Alexander Lukashenko chiedendogli di permettere che alle centinaia di persone bloccate al gelo lungo la frontiera siano concesse cure umanitarie ma anche la possibilità di rimpatrio. Secondo fonti bielorusse, Merkel e Lukashenko avrebbero convenuto che dovranno partire colloqui immediati tra rappresentanti dell'Ue e di Minsk per risolvere il problema. Anche lunedì la cancelliera, che parla russo, aveva chiamato Lukashenko spingendolo a mettere fine agli «attacchi ibridi» condotti sul confine polacco e sulla pelle di cittadini extraeuropei.
A sorpresa, a contestare la mediazione tedesca è stata per prima la Polonia. Secondo il portavoce del governo di Varsavia, Piotr Müller, la telefonata della cancelliera ha rappresentato «in un certo senso il riconoscimento dell'elezione» del presidente bielorusso, elezione contestata dall'Ue e dalla Nato. Un'uscita che tuttavia non ha colto la cancelliera in fallo. Nell'annunciare la telefonata di mercoledì, il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, ha spiegato che la cancelliera ha agito su mandato dell'Ue per facilitare l'intervento delle agenzie umanitarie dell'Onu. Su Twitter Seibert ha scritto che Merkel ha parlato «con il signor Lukashenko», avendo cura di omettere il titolo presidenziale. Eppure toni seccati sono arrivati anche da parte di Jarosaw Kaczynski, vice primo ministro polacco e ideologo del partito nazionalista al potere Diritto e Giustizia (PiS): bene l'internazionalizzazione della crisi «ma non con la gente che parla sopra le nostre teste», ha dichiarato. Varsavia non perde dunque l'occasione di criticare Bruxelles: un modo per segnalare che al netto della crisi sul confine orientale, i rapporti fra la Polonia e l'Unione europea restano pessimi. Va ricordato che solo martedì la Corte di giustizia dell'Ue ha cen-surato per la seconda volta in meno di un mese le regole stabilite del governo polacco per la nomina e la rimozione dei giudici, definendole contrarie al diritto comunitario.
Da parte sua la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha evitato ogni polemica affermando che «l'Europa è dalla parte delle persone intrappolate al confine con la Bielorussia». La Commissione, ha poi annunciato su Twitter, sta mobilitando 700mila euro fra aiuti diretti e sostegno finanziario alla Croce rossa internazionale per la consegna di cibo, coperte, kit igienici e di pronto soccorso. «Siamo pronti a fare di più. Ma il regime bielorusso deve smettere di adescare le persone e mettere a rischio le loro vite». Lunedì l'Ue ha elaborato un nuovo pacchetto di sanzioni contro il regime di Lukashenko, estendendole a tutte le persone fisiche e giuridiche (come per esempo le compagnie aeree) che contribuiscano al successo degli attacchi ibridi di Minsk.
Dal fronte del confine fra Polonia e Bielorussia, fonti polacche parlano invece di un lieve miglioramento della situazione.
A Kuznica, l'epicentro della crisi umanitaria e migratoria, l'accampamento dei migranti sarebbe in fase di lento smantellamento mentre le guardie di frontiera bielorusse sarebbero state viste ordinare ad alcuni di migranti di allontanarsi dal confine con la Polonia. Il Press Club Polska ha denunciato brutali maltrattamenti da parte dei poliziotti polacchi ai danni di tre giornalisti ammanettati e picchiati per essersi avvicinati al confine.
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