"Mesi di transizione, Merz leader informale. Rebus governo a tre"

Il politologo Alexander Privitera: "Rafforzerà l'asse con Macron e Meloni. Rischiosa l'alleanza con i Verdi"

"Mesi di transizione, Merz leader informale. Rebus governo a tre"
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Q uattro candidati in lizza per il posto di cancelliere e una coalizione tutta da immaginare per quello che, stando ai sondaggi, sarà il vincitore di oggi, il cristiano-democratico Merz. Secondo Alexander Privitera, docente presso l'American-German Institute ed autore del saggio «Achtung! Germania in panne. Che ne sarà del modello tedesco» (Paesi edizioni), «l'unica certezza è che si può escludere qualsiasi partecipazione dell'estrema destra di Afd nel prossimo governo, mentre non si può scartare a priori un'entrata dei verdi».

Insomma, è già caos ancor prima delle trattative? Come finirà?

«Serviranno mesi per la transizione, i tedeschi hanno l'abitudine a fare un contratto di coalizione con valenza semi-legale dove stabiliscono i punti da realizzare. Se poi la coalizione non dovesse essere a due, ma a tre, le cose si complicheranno. È possibile che per due o tre mesi avremo un cancelliere che non ha più nulla da dire a livello europeo, Scholz, e uno entrante che ha dinamiche interne aperte e non può veramente proporsi come interlocutore nell'Ue».

Un interregno debole. Come ne uscirà Merz e cosa c'è da aspettarsi in politica estera?

«Merz non ancora capo del governo, sarà interpellato, ma a livello informale. Non può essere subito in Consiglio europeo, e in questa situazione di passaggio, quasi di vuoto, altri in Europa tenteranno di proporsi. Vedi Macron. Con Parigi, vedo già una collaborazione. Merz è regolarmente in contatto con il presidente francese, che è già una cosa inusuale perché ancora c'è un cancelliere in carica, Scholz, ed è quasi come se Macron lo ignorasse».

C'è da aspettarsi la riaccensione del motore Parigi-Berlino? I rapporti sono ai minimi...

«Vero, ma Merz si muoverà per rivitalizzare l'asse franco-tedesco, allargato alla Polonia nel formato Triangolo di Weimer. Non orienterà la Germania verso soluzioni bilaterali alternative ma credo che ci possa essere un occhio di riguardo per Roma. Con Meloni, creerà un rapporto molto migliore di Scholz, che è stato difficile, per avere dall'Italia un ruolo più propositivo e prendere decisioni comuni che mandino avanti l'aumento delle spese per gli armamenti».

Entrambi, Merz e Scholz, hanno aperto all'idea italiana di scorporo degli investimenti per la Difesa. Cosa raccontano ai tedeschi per spiegare il cambio di rotta?

«Sull'aspetto militare, il futuro governo aprirà una discussione sulla reintroduzione della leva parziale, a livello nazionale. Perché anche un esercito armato fino ai denti, se non c'è una riserva, è difficile da tenere in piedi come sistema credibile di deterrenza, giudicata necessaria per far fronte a una Russia imperialista. La leva potrebbe perfino entrare in un contratto di governo, i tedeschi sono in uno stato di choc tale per cui cose in passato impensabili diventano possibili».

Anche che un partito filorusso come Afd sia sostenuto dal vicepresidente americano...

«Esatto, parte dell'elettorato potrebbe sentirsi confortato dal fatto che il maggior alleato tedesco, gli Usa, supporti i nazional-populisti con uno sdoganamento ulteriore. È un giallo: o Afd sfonda e veleggia vicina al 25%, o la gente, imbufalita dalle ingerenze di Musk, reagirà punendoli. Finora, sondaggi invariati. Merz tenterà di scegliere: o con i verdi o con l'Spd, evitando un governo a tre. Il suo problema sono i numeri, non si sa quanti partiti saranno in Parlamento. Più ne entrano, più è difficile una coalizione a due.

Per ora rivendica l'eredità intellettuale di Kohl e Schäuble, non vuole coalizioni larghe in casa né essere come Merkel in Europa, brava amministratrice del condominio Ue però poco propositiva. A sinistra c'è invece una crisi cronica della socialdemocrazia da più di dieci anni, simile a quella dei democratici negli States. Un partito dell'establishment, non più dei lavoratori».

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