Ieri il quotidiano messicano Milenio ha rivelato che sono stati trovati dei forni crematori gestiti da Los Chapitos, la fazione del cartello di Sinaloa guidata dai figli del «Chapo» Guzmán nella regione di Altos de Jalisco. Si tratta di fornaci di mattoni usate per smaltire i corpi delle loro vittime. Milenio ha scoperto che a Teocaltiche, città di oltre 40mila abitanti, l'uso delle fornaci come forni crematori per far scomparire testimoni scomodi avviene per ordine di Erick Lara, il boss locale de Los Chapitos. In particolare ne usano una di proprietà di un certo Juan Contreras, situata all'ingresso dello svincolo della tangenziale di Teocaltiche.
Le autorità messicane sanno bene che il cartello di Sinaloa e il cartello di Jalisco Nueva Generación si combattono da anni per il controllo di Los Altos de Jalisco. Questo ha trasformato città come la già citata Teocaltiche ma anche Lagos de Moreno, Encarnación de Díaz e San Juan de Los Lagos in una zona di guerra, con migliaia di desaparecidos.
Un audio del 2020 in cui si sentono i comandanti della Procura Specializzata per le Persone Scomparse di Jalisco spiegare al personale dell'agenzia messicana per la ricerca dei desaparecidos come vengono usate queste fornaci per far sparire i corpi è stato reso noto dal Milenio, che ha così dimostrato come la situazione sia conosciuta alle autorità del paese del tequila.
Per i parenti degli oltre 100mila desaparecidos messicani è uno scandalo che le autorità lo sapessero da almeno tre anni e non abbiano fatto assolutamente nulla al riguardo. Ma soprattutto è incredibile che il governo di Jalisco non appoggi i gruppi dei parenti degli scomparsi. L'agenzia statale di ricerca dei desaparecidos ha infatti detto loro che non può accompagnarli nelle perquisizioni delle fornaci perché «sono di proprietà privata». «Le leggi non ci autorizzano, a meno che non vi presentiate in compagnia dell'accusa e con un ordine del tribunale», è stato detto ai parenti, che ora esigono l'intervento del governo di Jalisco, sinora assente al pari del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, più noto come AMLO.
Una finta panetteria che bruciava cadaveri a Colonia Guadalupe, hinterland della capitale Città del Messico, sessanta cadaveri bruciati in un forno crematorio clandestino di Acapulco e il rapporto del Gruppo interdisciplinare di investigatori esperti formato dalla Commissione interamericana dei diritti umani che cita testimoni secondo i quali i 43 studenti scomparsi ad Ayotzinapa sarebbero stati fatti scomparire nei crematori della città di Iguala, nel Burrone della macelleria dove sono poi stati trovati i resti di due dei giovani scomparsi, Christian Rodríguez e Jhosivani Guerrero. 2021, 2015 e 2014 le date dei tre raggelanti fatti descritti sopra.
Ora se ne aggiunge un altro, anche se a prevalere continua ad essere il negazionismo di AMLO che, di fronte a questo ennesimo scandalo ieri ha detto, «abbiamo buone notizie sui desaparecidos». Purtroppo la realtà lo smentisce.
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